Un bilancio del 2021 e tanti progetti per il nuovo anno!

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Oggi è l’ultimo giorno dell’anno e vogliamo cogliere l’occasione per fare un rapido bilancio del nostro 2021. Un anno importante per la lingua italiana, dato che segnava i 160 anni dell’Unità d’Italia e i 700 dalla morte di Dante Alighieri, il poeta considerato il padre dell’italiano.

Siamo felici che questi anniversari abbiano portato i riflettori sulla nostra lingua, cosa che – soprattutto in Italia – avviene troppo raramente. Il dibattito intorno a temi caldi quali il fenomeno dirompente della proliferazione sfrenata di anglicismi, la femminilizzazione dei ruoli professionali e l’uso dello scevà o di altri simboli grafici come tentativo di linguaggio inclusivo verso le persone non binarie, è molto acceso, e segnala un interesse verso la lingua che ci rincuora. Perché se è vero che “la lingua la fa chi la parla“, è giusto che tutti ne discutiamo, ci informiamo, ascoltiamo il parere dei linguisti e portiamo l’esperienza di “lingua vissuta” dalle nostre vite quotidiane, dalle nostre esperienze didattiche e lavorative, dal mondo dove la lingua vive, si forma e si trasforma.

Ci spiace invece che le celebrazioni dantesche da parte delle istituzioni si siano spesso fermate alla superficialità della cerimonia, o a un aspetto letterario importante ma fine a se stesso, quando avrebbero potuto essere l’inizio di una riflessione seria rispetto a cosa noi vogliamo che l’italiano sia oggi e soprattutto domani. Se vogliamo che la nostra resti una lingua viva e vitale e non un – rispettabilissimo e nobilissimo – dialetto inadatto a esprimere la scienza, la tecnologia, il sapere nelle sue forme più alte. Perché il rischio concreto c’è, in parte si è già trasformato in realtà, anche se molti fingono di non vedere.

L’anno che oggi si chiude ha visto un intensificarsi di avvenimenti che sono tappe in un percorso in cui è l’Italia, intesa come Stato, istituzioni e organizzazioni di ogni campo, sta progressivamente limitando e restringendo l’uso della sua stessa lingua, accelerandone un’involuzione che è già in atto. Abbiamo cercato di rendere la portata di questo attacco dell’Italia all’italiano con una linea temporale che trovate anche scorsa in un breve video:

Quella che ha raccolto grandi soddisfazioni alle olimpiadi di Tokyo non è più la Squadra olimpica italiana ma l’Italia Team, la piattaforma che dovrebbe portare la nostra cultura nel mondo si chiama ITsART, la compagnia di bandiera italiana ora è ITA Airways, usare l’italiano per chiedere allo Stato finanziamenti per la ricerca scientifica significa rendere “irricevibile la propria richiesta”, e il Paese si presenta al mondo con una campagna di “nation branding digital first” chiamata beIT  interamente in inglese, guidata da parole chiave in inglese e dove l’italiano, così amato per il suo suono, non compare in nessuna forma. Il punto più basso è stato toccato agli Stati generali della lingua (e della creatività) italiana dove, tra mille luoghi comuni e duemila anglicismi imbarazzanti, politici e dirigenti hanno presentato con orgoglio questi progetti che umiliano la lingua italiana oltre ogni immaginazione. Quasi fosse un ostacolo da superare, un difetto di cui vergognarsi, invece che un punto di forza da valorizzare.

E allora è un peccato che il 2021, l’anno dantesco non sia stato l’occasione per riflettere su questi fatti, capirne la portata, valutare se non sia il caso di cambiare rotta.

La verità è che l’amore incondizionato verso l’inglese come lingua superiore sembra essere l’unico punto che davvero accomuna tutte le forze politiche italiane, al di là di iniziative dei singoli di partiti diversi, dai comuni come Soncino e Pesaro, al parlamento nazionale. Proprio al Parlamento noi di Italofonia abbiamo deciso di rivolgersi, appoggiando la proposta di legge elaborata da alcuni cittadini e sostenuta dal collettivo Attivisti per l’italiano. Undici punti che tracciano una politica linguistica per l’italiano (da non confondersi con reminiscenze fasciste) che oggi in Italia manca completamente ma che da anni esiste in Francia, Spagna, Svizzera e molti altri Paesi democratici.

Vi invitiamo a leggere la proposta, condividerla, sottoscriverla, perché possiamo trovare presto un parlamentare che la porti in aula e la faccia discutere.

Per sensibilizzare quanti più locutori possibile su questi temi, abbiamo anche deciso di cofinanziare la realizzazione di un cortometraggio ironico ma a nostro avviso efficace, realizzato dal videografo professionista Matteo Marcucci con protagonisti i giovani Davide e Elyssa, che trovate qui sotto. A proposito, il nostro canale è nuovo ma vogliamo arricchirlo di tanti nuovi contenuti, non dimenticate di iscrivervi!

Questo 2021 ha visto l’italiano protagonista anche fuori d’Italia, non solo per la splendida Settimana della lingua italiana che ormai da vent’anni riscuote enorme successo in ogni parte del globo, per la nomina a Presidente della Svizzera di un italofono e per passi importanti di miglioramento del bilinguismo in Croazia e Slovenia, ma anche per alcuni fatti che hanno per protagonista l’Africa. Un continente che – avremo modo di approfondirlo in futuri articoli- vede la nostra lingua crescere in modo importante e inaspettato come diffusione e studio, soprattutto tra i giovani come leva per trovare lavoro e viaggiare.

Proprio da questo continente sono arrivate due notizie contrastanti. La prima, triste, è la chiusura definitiva della Scuola italiana di Asmara, che era la più grande del mondo per numero di studenti (all’80% eritrei). La seconda invece, porta cauto ottimismo sulle prospettive dell’italiano in alcuni Paesi storicamente legati all’Italia. Si tratta della stipula di accordi per l’insegnamento dell’italiano in Libia, dove dal prossimo anno alcune decine di docenti libici formatisi in Italia lo insegneranno nelle scuole secondarie del Paese, e in Somalia, una nazione fortemente italofona fino allo scoppio della guerra civile nel 1991. Fonti somale dicono che la lingua italiana sarà al centro di una generale strategia per rilanciare un legame culturale molto antico con l’Italia. Alcuni segni tangibili sono il sostegno economico pubblico e privato dell’Italia per la diffusione e l’insegnamento della nostra lingua in Somalia e il ritorno imminente dei notiziari in lingua italiana sulle onde di Radio Mogadiscio. Moltissimi somali dai 50 anni in su, residenti in Somalia o emigrati all’estero, parlano ancora un perfetto italiano e nutrono per la Penisola un grande affetto e immenso rispetto. Una relazione da coltivare perché possa rifiorire.

Certo, sia Libia che Somalia si trovano in una situazione politica fragilissima, con le elezioni rinviate, i governi traballanti e il rischio continui di nuovi scontri intestini che potrebbero portare a ulteriore instabilità e pericolo per la popolazione. Ma speriamo che questi Paesi possano ritrovare presto pace e stabilità e che l’italiano possa essere un elemento per portare tra queste genti lavoro e nuovi ponti culturali.

La lingua di Dante in Africa gode di grande interesse anche in tutto il nord Africa, Tunisia ed Egitto in testa, ma anche in luoghi non legati all’Italia da vicinanza geografica o passato coloniale, come ad esempio il Camerun o il Madagascar.

Questa situazione si rispecchia anche nella nostra piccola realtà editoriale, dove troviamo moltissimi africani di queste nazioni tra il seguito più numeroso della nostra pagina Facebook. Un’analisi delle persone che ci seguono su questa rete sociale ci mostra le fasce d’età e i generi più rappresentati, oltre che Paesi e città. Gli italiani sono la maggioranza relativa degli oltre 10.000 seguaci, ma troviamo subito dopo i somali i tunisini e i malgasci del Madagascar, poi gli argentini, i croati, i libici, gli svizzeri, gli etiopi, i maltesi, gli egiziani, e ancora albanesi, venezuelani, urugaiani, sloveni, senegalesi, statunitensi, francesi e infine le altre nazioni. Una realtà che fotografa un pubblico di lettori concentrato soprattutto in Europa, Africa e America del Sud, in Paesi legati all’Italia per motivi storici o di emigrazione, ma non solo.

Fonte: Facebook, 30/12/2021

Naturalmente, oltre che su Facebook, potete seguirci su moltissime altre piattaforme, come Instagram, Twitter, YouTube, LinkedIn, Google Notizie, Flipboard e Academia.edu, o tramite il nostro flusso RSS.

Se analizziamo gli utenti che effettivamente leggono il nostro sito vediamo che situazione cambia un po’, con una prevalenza netta di visitatori unici dall’Italia, ma comunque un numero importante anche negli altri Paesi.

Fonte: Google Analytics, 30/12/2021

Dati significativi, considerando che il nostro progetto è portato avanti interamente da volontari e con pochissimi fondi, nel 2021 alcune centinaia di euro derivate dagli introiti pubblicitari e dalle donazioni di generosi lettori.

Questi risultati ci sono da sprone per affrontare con energia e fiducia il 2022 che sta per cominciare.

Italofonia in questo anno vuole completare il processo che la porterà ad essere un’associazione a tutti gli effetti, che diffonde in modo indipendente conoscenza intorno alla lingua italiana e alla sua comunità parlante nel mondo, fatta di madrelingua, migranti di prima, seconda, terza o quarta generazione, parlanti L2, studenti, appassionati della cultura che la lingua porta con sé. Già lo stiamo facendo, con questo nostro portale Italofonia.info e con gli altri progetti: la comunità Attivisti dell’italiano, il dizionario delle Alternative Agli Anglicismi, i siti Dubbi grammaticali e L’italiano corretto visitatissimi da docenti e studenti soprattutto in tempi di didattica e distanza e confinamenti. Lo faremo sempre di più e sempre meglio, con nuovi progetti che siamo ansiosi di comunicarvi.

Speriamo di cuore che voi lettori, ovunque vi troviate, li apprezzerete e vorrete sostenerci e aiutarci a crescere sempre di più.

Un grande grazie e tanti sinceri auguri di Buon Anno
dalla nostra redazione.

 


Copertina: da Pixabay


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