Il comune di Soncino sensibilizza l’amministrazione pubblica contro l’abuso di anglicismi

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L’Italia non ha una politica linguistica, al contrario di molti altri Stati, europei e non. Ma c’è un comune in provincia di Cremona che, nel suo piccolo, sta pensando di crearsela. Il consiglio comunale di Soncino ha infatto approvato la delibera promossa dalla presidente Federica Brizio, che per scopo il contrasto «all’abuso che dell’inglese si fa negli atti della pubblica amministrazione». La mozione dal titolo «Dante e lingua italiana» è un documento di 41 righe con la sollecitazione a «promuovere l’utilizzo della lingua italiana negli atti della politica».

Imprenditrice , 54 anni, Brizio spiega: «Usiamo tante parole inglesi, quando in italiano c’è la parola che corrisponde perfettamente. Al posto di budget c’è “bilancio preventivo”. Party? Meglio “feste o sagre”, Brainstorming? Utilizzeremo “scambio di idee”. Smartphone? “Telefono”. E al posto di lockdown il più comprensibile “chiusura”. Altrimenti complichiamo la vita i nostri anziani». Precisa inoltre che non ce l’ha con l’inglese. «È giusto che i ragazzi conoscano le lingue perché significa conoscere la storia, la cultura di quel Paese. Non sono contro la globalizzazione, ma l’italiano è l’italiano. È come se noi avessimo un bel monumento senza farne manutenzione. Un monumento che giorno dopo giorno si rovina». L’idea è che si cominci dagli atti del Comune, invitando le scuole e gli altri enti pubblici a seguirla nella difesa della lingua italiana.

Le troviamo parole di buon senso, su temi che da sempre promuoviamo. Del resto, nella vicina Svizzera, l’amministrazione federale ha emanato da tempo linee guida che vanno in questa direzione. Buon senso, equilibrio, consapevolezza che la nostra lingua è un bene comune che evolve o regredisce grazie alle nostre decisioni, come singoli e come istituzioni. Purtroppo, però, in Italia non c’è tema che non inneschi uno scontro tra fazioni con posizioni “a prescindere” che chiudono a qualsiasi dialogo o compromesso alto. L’appartenenza di Federica Brizio a Fratelli d’Italia ha subito schierato la proposta nel campo del centrodestra, scatenando il voto contrario dei quattro consiglieri di centrosinistra, all’opposizione.

Proposta assurda per la consigliera di minoranza Carla Urgesi, che ha votato contro: «Prima si parlava di tutelare i dialetti adesso siamo passati alla lingua italiana. Imparare le lingue, aggiungere termini inglesi e francesi, non porta sicuramente alla progressiva scomparsa del patrimonio linguistico italiano, anzi è sinonimo di apertura e di ampliamento di orizzonti». Queste obiezioni sono purtroppo luoghi comuni con poco fondamento. Il tema non è la cancellazione di ogni anglicismo, ma di quelli oscuri; e soprattutto tenere il numero di parole estranee “crude” sotto una soglia ragionevole. Facile dunque la replica di Brizio. «La minoranza l’ha messa come se fosse una forma di nazionalismo per il partito che io rappresento. Non è così. La mozione è nata da un principio: l’importanza della cultura. La cultura non è né di destra né di sinistra, è patrimonio di tutti».

Ci stupisce che la lingua non sia appunto, “patrimonio di tutti”. E che la sinistra italiana non riesca a vedere in questa battaglia culturale la forte presenza di temi suoi: l’inclusione di tutti i cittadini, l’eguaglianza, la difesa del plurilinguismo e del multiculturalismo. Per questo motivo abbiamo promosso la proposta di legge spontanea per l’italiano, sostenuta dagli Attivisti dell’italiano.

Potete leggerla e sottoscriverla qui.

 


Copertina: wikimedia
Fonti: Corriere.itLa Provincia Cremona


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