In Italia lo Sport potrebbe entrare nella Costituzione. L’italiano no.

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Sull’introduzione della parola ‘Sport’ nella Costituzione, si sono detti d’accordo tutti gli esponenti dell’arco politico, i senatori Claudio Barbaro (FdI), Caterina Biti (PD), Davide Faraone (IV), Vincenzo Garruti (M5S), Emanuele Pellegrini (Lega), Francesco Maria Giro e Giusi Versace (Forza Italia), e Mauro Berruto della Segreteria PD.

La proposta di un disegno di legge di modifica costituzionale promosso dall’Associazione Cultura Italiae è arrivata ieri  in occasione dell’incontro ‘Sport e Costituzione: un binomio possibile‘ presso la sala Giunta del CONI, il comitato olimpico italiano. L’idea è inserirlo all’interno  dell’articolo 9 della Carta Fondamentale che recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica“.  Questo in virtù del ruolo dal mondo sportivo come collante della società e nel superamento di momenti difficili della vita collettiva. Il presidente di Cultura ItaliaeAngelo Argento, ha sottolineato: “Il mondo dello sport è fondamentale perché lo sport è cultura. Spesso è servito a superare le crisi più di ogni altro strumento. È vergognoso che non vi sia ancora questo riconoscimento all’interno della nostra Carta madre”. 

L’intento è certamente nobilissimo, ma ciò che noi troviamo “vergognoso” è che si voglia inserire nella Carta fondamentale della Repubblica italiana lo sport… ma non l’italiano. Che lo sport sia cultura e la nostra lingua non lo sia.

Anche l’inserimento della lingua italiana in Costituzione e – ancora più importante – l’istituzione di politiche attive per la sua tutela, sviluppo è promozione, è stata oggetto di proposte di legge. Queste però non godono affatto di consenso trasversale, come invece quella presentata ieri al CONI. La nostra lingua non interessa a nessuno, così come non interessa mantenerla viva, vitale, creativa, chiara per tutti i cittadini, né tanto meno usarla come strumento di promozione internazionale nonostante il prestigio e l’affetto di cui gode. Lo Stato italiano e lo stesso CONI, che ha fatto diventare la nostra Squadra olimpica l’orribile “Italia Team“, si impegnano invece per smantellare pezzo dopo pezzo l’uso dell’italiano come lingua alta adatta a descrivere la complessità del nostro mondo, in quella che sembra una strategia per relegare la lingua di Dante a un idioma letterario e ingessato, da celebrare in un museo invece che utilizzare tutti i giorni nello studio, nella scienza, nella ricerca tecnologica, nella cultura.

Pochi giorni fa, in concomitanza con gli imbarazzanti Stati generali della lingua italiana, il vice presidente della Camera dei Deputati Fabio Rampelli era tornato ad invitare il mondo politico ad approvare la proposta di legge del suo partito sull’italiano in Costituzione:

Dopo due proposte di legge nel 2018, l’ultima proposta del partito dell’on. Rampelli, Fratelli d’Italia, era giunta in occasione del Dantedì dello scorso marzo. Il giorno prima, era stata presentata – al Senato e alla Camera – la proposta di legge sull’italiano presentata da un gruppo di cittadini e appoggiata da Italofonia e dal collettivo Attivisti per l’italiano.

Queste proposte non sono le uniche, in passato ce ne sono state altre, più o meno articolate. Alcune proponevano la creazione di un Consiglio superiore della lingua italiana in seno alla Presidenza del Consiglio, altre una serie di controlli e sanzioni. La nostra punta più sulla sensibilizzazione che sui divieti. In ogni caso a nostro avviso è importante che si arrivi a una sintesi e a una proposta che punti più alla sostanza (ovvero creare finalmente una politica linguistica per l’italiano) che alla forma (l’inserimento dell’italiano in Costituzione).

Speriamo che il Parlamento, come sembra stia per accadere riguardo allo sport, sappia superare gli steccati di partito e capire che l’italiano è uno strumento che tutti usiamo, un diritto di tutti i cittadini che devono poter comprendere e partecipare, e uno dei simboli più forti del nostro essere una comunità. Destra e Sinistra non devono esistere quando si parla della lingua nazionale, bene comune di tutti i cittadini e di chi li rappresenta.

 


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