Somalia: dopo 30 anni Radio Mogadiscio riprenderà le trasmissioni in italiano

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Oggi abbiamo ripreso la trasmissione della lingua italiana, assente dai media somali da 30 anni. L’Ambasciatore d’Italia Alberto Vecchi ed io abbiamo firmato oggi un accordo per riprendere le trasmissioni in italiano.

Con queste parole Osman Dubbe, ministro dell’informazione, della cultura e del turismo del governo federale della Somalia, ha annunciato ieri con un tweet un evento storico: la ripresa delle trasmissioni in lingua italiana di Radio Mogadiscio (Radio Muqdisho), interrotte trent’anni fa dallo scoppio della guerra civile.

Fondata nel 1951, durante il periodo di Amministrazione fiduciaria italiana della Somalia, Radio Mogadiscio fu la prima (e per decenni l’unica) emittente del paese. Trasmetteva programmi in lingua somala ed in lingua italiana. Con l’indipendenza nel 1960, grazie al sostegno tecnico sovietico, potenziò molto la sua operatività e iniziò a trasmettere anche in lingua oromo ed in lingua amarica, diffuse in alcune aree del Paese.

Cessate le trasmissioni nel 1991 a causa della guerra civile somala, ha ripreso la sua operatività nei primi anni 2000. Dopo la riapertura ha subito notevoli difficoltà operative a causa delle minacce rivolte ai suoi giornalisti ed operatori. Le trasmissioni, operate appunto da Mogadiscio, capitale della Somalia, comprendono spazi informativi, musica ed approfondimenti.

La decisione di far tornare l’italiano tra le lingue dell’emittente rientra in un più ampio accordo di partecipazione italiana alla radio della capitale somala. L’Italia finanzierà infatti l’ammodernamento delle apparecchiature e delle infrastrutture tecnologiche dell’emittente radiofonica.

Numerose le reazioni e i commenti sulla rete sociale. Molti commenti, in somalo o in inglese, criticano la decisione, accusando il governo somalo di far “tornare la lingua dei colonizzatori” o di “far tornare i fascisti”. C’è chi si spinge a dire che le giovani generazioni somale parlano cinese mandarino e turco e che l’italiano è dunque una scelta inutile. Riferimento chiaro all’influenza economica e geopolitica che Turchia e Cina stanno costruendo da diversi anni nel Corno d’Africa. Resta il fatto che l’Italia, dopo il periodo coloniale, è stata a lungo interlocutore e partner commerciale privilegiato della Somalia, e ancora oggi ha un ruolo chiave nella ricostruzione economica, infrastrutturale, culturale del Paese.

Altri commenti vedono invece positivamente la decisione del governo, dato che l’Italia è un paese che ha rapporti antichi con la Somalia e che gioca un ruolo di peso all’interno dell’Unione europea.

Certo, bisognerà capire se  e come la decisione diventerà realtà, in un Paese che ancora fatica a trovare stabilità e sicurezza interna. Nel 2014 l’Università nazionale somala, istituzione anch’essa fondata insieme agli italiani negli anni ’50, dichiarò di voler far tornare l’italiano lingua di insegnamento accanto a somalo, inglese e arabo. Ma finora l’auspicio del rettore dell’ateneo non ha trovato applicazione concreta. Qui c’è un accordo bilaterale scritto e speriamo dunque che l’italiano possa tornare presto tra le lingue che si possono udire in Somalia.

Naturalmente qualunque ricostruzione di un rapporto, anche linguistico, con la Somalia, deve partire dalla volontà dei somali, non più in condizione di subalternità come nel triste periodo coloniale, ma in un rapporto alla pari, che porti benefici a entrambi i Paesi.


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