A caccia di italiano nei programmi elettorali

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Tra un mese gli elettori italiani saranno chiamati a eleggere i propri rappresentanti nelle due camere del Parlamento nazionale, i quali poi esprimeranno il nuovo governo. A guidarlo, il nome che sarà indicato dai vincitori delle elezioni e scelto dal Presidente della Repubblica.

Le coalizioni e i partiti hanno da poco chiuso le liste dei propri candidati e hanno presentato dei programmi, spesso generali e ad alto livello, che verranno dettagliati nelle prossime settimane. Troviamo interessante andare a guardare se in questi programmi la lingua italiana è menzionata. Come chi ci segue da tempo sa, sosteniamo da sempre la necessità che l’Italia si doti – come altri Paesi democratici – di una politica linguistica seria, in grado di salvaguardare gli ambiti d’uso dell’italiano (in primis quello accademico e tecnico-scientifico), di farne evolvere il lessico senza il continuo ricorso ad anglicismi, e di promuoverlo nel mondo, facendone una leva per spingere la cultura, influenza geopolitica ed economia dell’Italia nel mondo.

Apriamo dunque i programmi delle principali forze in lizza per le elezioni Politiche 2022:

Partito democratico

Il PD non ha mai puntato sulla lingua a livello di partito, sebbene singoli esponenti si siano spesi in passato con iniziative degne di nota (le deputate Schirò e Ciampi e Michele Nitti, promotore del Dantedì, per esempio).

Nel programma però troviamo la lingua italiana menzionata esplicitamente:

Ci impegniamo a promuovere la lingua italiana, oggi tra le più parlate al mondo, anche attraverso strumenti e prodotti innovativi.

L’aspetto che si sottolinea è la volontà di promuoverlo. Non si parla di tutela nell’ambito nazionale ma di promozione, evidentemente all’estero, dato che si cita il fatto che sia tra le lingue più parlate (o forse diciamo tra le più studiate e amate) al mondo. Ci sarebbe da capire quali siano questi strumenti e “prodotti” innovativi e quale sia lo scopo di questa promozione, ma apprezziamo che sia fatta specifica menzione dell’italiano nel progetto politico di questo partito.

Centro destra (FDI + Lega + FI)

In questa coalizione Forza Italia storicamente ha spinto molto sull’inglese, tanto che in passato lo inserì tra “le tre i” per “modernizzare il Paese”, insieme a impresa e internet. La Lega invece, nata come partito locale e autonomista (per un lungo periodo anche secessionista) ha sempre puntato sui dialetti e le lingue locali, opponendosi alla fine degli anni 90 all’inserimento della lingua italiana in Costituzione. Negli ultimi anni, con la svolta sovranista, c’è stato un cambio di rotta verso l’uso dell’italiano. Italiano che viene difeso nelle dichiarazioni del partito dato come primo dai sondaggi, Fratelli d’Italia. Il movimento di Giorgia Meloni ha presentato anche proposte di legge per l’istituzione di un Consiglio superiore della lingua italiana e per l’inserimento in Costituzione. Ma poi, paradossalmente, nel congresso di Trieste del 2017 sosteneva la necessità di creare giovani “perfettamente bilingui” italiano-inglese per poter avere opportunità sociali e lavorative. Oggi quelle Tesi di Trieste sono sparite dal sito del partito (anche se rimangono su quello personale di Meloni).

Andiamo allora alla ricerca della nostra lingua nel programma

La lingua italiana non è citata esplicitamente. Troviamo però due punti che potrebbero riguardarla:

  • Italiani all’estero come ambasciatori dell’Italia e del Made in Italy: promozione delle nostre eccellenze e della nostra cultura attraverso le comunità italiane nel mondo
  • Tutela e promozione del patrimonio culturale, artistico, archeologico, materiale e immateriale, e valorizzazione delle professionalità culturali che costituiscono il volano economico e identitario italiano

Nella cultura e nel patrimonio culturale dovrebbe a buon titolo rientrare anche la lingua italiana. In attesa che questo punto venga meglio dettagliato, abbiamo speranza che un eventuale governo a guida Centrodestra, soprattutto se con una posizione numericamente forte di Fratelli d’Italia, dedicherebbe delle politiche specifico all’italiano.

Terzo polo (Italia Viva + Azione)

Nel programma della coalizione che unisce Renzi e Calenda troviamo la lingua italiana citata esplicitamente solo in un punto, relativo all’integrazione in Italia di migranti e rifugiati:

Corsi intensivi obbligatori di lingua e cultura italiana per i neo-arrivati.

La lingua dunque come strumento di integrazione. Tesi che anche noi sosteniamo, ne abbiamo parlato di recente. Non si parla però di tutela dell’italiano in Italia né di promozione nel mondo. Ci teniamo però a evidenziare un altro punto del programma, relativo all’attratività internazionale, che dice così:

aumentare l’attrattività dei nostri atenei con misure mirate: incremento dei corsi di laurea in lingua straniera, internazionalizzazione dei curricula, incentivazione dei docenti stranieri tramite chiamate dirette…

Purtroppo in Italia “corsi di laurea in lingua straniera” significa esclusivamente in lingua inglese. E sono già moltissimi, non vediamo il bisogno di incrementarli. In alcuni casi sono stati poi chiusi per mancanza di studenti. L’inglese nel mondo di oggi è importantissimo, ma ostinarsi ad associare l’internazionalizzazione solo con questa lingua è secondo noi profondamente sbagliato. Persino il Politecnico di Milano, che si è ferocemente battuto per anni (perdendo) per eliminare l’italiano dalle sue aule, ha dovuto riconoscere che la mancata conoscenza dell’italiano spingeva i migliori studenti stranieri a lasciare l’Italia ai termini degli studi.

Movimento 5 Stelle

Nel programma del movimento guidato da Giuseppe Conte non troviamo riferimenti espliciti all’italiano o ad altre lingue. Il riferimento alla cultura si ha nel paragrafo relativo al turismo (il che fa pensare più al patrimonio culturale inteso come arte e architettura) e in quello sull’immigrazione (integrazione culturale), simile quest’ultimo a quanto fatto da Calenda.

Misure di protezione e valorizzazione del patrimonio culturale italiano

Rafforzamento delle politiche di inclusione e integrazione sociale e culturale

Naturalmente saremo lieti di sbagliarci se invece gli esponenti del M5S precisassero che anche la lingua per loro fa parte (come dovrebbe) del patrimonio culturale italiano.

 

In conclusione

La situazione è ancora fluida, i programmi verranno certamente meglio dettagliati dai capi dei partiti e dai vari esponenti politici. Le forze date per minori nei sondaggi completeranno i propri programmi e li visioneremo. In tutta sincerità non ci aspettiamo grandi cambiamenti o dichiarazioni sulla centralità della lingua italiana. In Italia, a differenza di altri Paesi, non c’è cultura riguardo all’importanza della propria lingua, la cui difesa è portatrice di valori in cui ogni schieramento politico potrebbe ritrovarsi. Siamo lontani anni luce da nazioni come la Francia, dove la centralità della lingua francese è data per scontata sia a destra che a sinistra e dove una politica linguistica efficace esiste dal 1994.

Le menzioni dei politici finora si concentrano sul ruolo simbolico dell’inserimento in costituzione e sulla promozione all’estero. Punti certamente importanti, ma che devono essere accompagnati da un cambio di mentalità, che veda l’italiano come diritto dei cittadini, strumento di chiarezza e trasparenza, e come straordinario strumento di promozione del sistema-paese italiano nel mondo. Occorre spezzare la serie di decisioni e leggi che ha creato in Italia un ambiente ostile alla lingua italiana, esclusa dalla ricerca e da sempre più università e sempre meno scelta nei nomi e nella comunicazione dello stato e delle grandi aziende e enti italiani. Una vera e propria politica contro l’italiano, di cui l’Italia oggi sembra il nemico più agguerrito.

La nostra speranza è che la classe politica italiana ragioni senza pregiudizi su questo tema. Abbiamo sostenuto una proposta dal basso che non è stata mai discussa in parlamento. Ma riteniamo importante continuare a far sapere ai politici, e ai candidati per il nuovo parlamento, che la lingua italiana è importante.

E invitiamo tutti gli elettori a farglielo sapere.

 


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