Italia, cresce il consenso per l’italiano in Costituzione

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L’italiano è una lingua ufficiale federale della Svizzera sancita nella sua Costituzione da ormai quasi due secoli. A livello cantonale, l’articolo 1 della Carta ticinese afferma che “Il Cantone Ticino è una repubblica democratica di cultura e lingua italiane”, e nel suo preambolo si legge che il popolo ticinese è “fedele al compito storico di interpretare la cultura italiana nella Confederazione elvetica”. La Costituzione del canton Grigioni, all’articolo 3, precisa che “Il tedesco, il romancio e l’italiano sono le lingue cantonali e ufficiali equivalenti dei Grigioni”.

La quasi totalità dei Paesi di lingua neolatina menziona il proprio idioma all’interno della propria Carta costituzionale. In quella francese è l’articolo 2 a stabilire che “Lingua ufficiale della Repubblica è il francese”, in quella spagnola si legge che “Il castigliano è la lingua ufficiale dello Stato. Tutti gli spagnoli hanno il dovere di conoscerla e il diritto di usarla”, la Costituzione del Portogallo stabilisce che compito fondamentale dello Stato è “assicurare l’insegnamento e la valorizzazione permanente, difendere l’uso e promuovere la diffusione internazionale della lingua portoghese”, mentre in quella romena è scritto che “In Romania la lingua ufficiale è la lingua romena”. Per limitarci alle nazioni europee.

Nella Costituzione italiana, al contrario, non esiste alcun articolo che sancisca l’ufficialità della lingua italiana, né che ne parli. L’articolo 6 è l’unico a parlare di lingue, ma si riferisce alla tutela delle minoranze linguistiche, senza interessarsi alla lingua comune di tutta la nazione, l’italiano appunto. La prima legge a parlare dell’italiano come lingua ufficiale della repubblica è lo Statuto autonomo della provincia autonoma di Bolzano del 1972, che nell’affermare la co-ufficialità del tedesco nel territorio provinciale faceva riferimento alla lingua dello Stato.
Questo disinteresse pare quasi un dispetto della storia, se si pensa che, di tutti i popoli parlanti un idioma discendente ed evoluto dal latino, gli italiani sono gli eredi più diretti e vicini.

A Roma da circa trent’anni ogni legislatura prova ad aggiungere all’articolo 9 o all’articolo 12 della Costituzione che l’“italiano è la lingua ufficiale della Repubblica”. Tuttavia, la modifica costituzionale non arriva mai alla quarta votazione del Parlamento e in Gazzetta Ufficiale. Parte in una Camera e s’arena nell’altra. Legislatori di destra (Pietro Mitolo, che aprì la strada nella legislatura del 1996), di centrosinistra e centrodestra nel 2006 e nel 2013, non sono mai riusciti ad arrivare fino in fondo.

Ma forse questa legislatura potrebbe essere quella buona. Il partito di maggioranza, presieduto dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, non ha mai nascosto di voler iscrivere l’italiano in Costituzione. Ha fatto diversi tentativi, l’ultimo in occasione del Dantedì del 2021. Senza successo. Ma ora Meloni e i suoi sono maggioranza, e i numeri potrebbero esserci. Ed è proprio un esponente di questo partito, Fratelli d’Italia, il senatore Roberto Menia, ad aver presentato il 27 dicembre 2022 un disegno di legge (il nr. 337) che propone di aggiungere in fondo all’articolo 12 della Carta, che oggi recita “La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”, il seguente comma:

L’italiano è la lingua ufficiale dello Stato.
Tutti i cittadini hanno il dovere di conoscerlo e il diritto di usarlo.

Due frasi chiaramente ispirate al modello della Spagna, che abbiamo citato più sopra. La formula è interessante, perché non si limita a dire che l’italiano è la lingua ufficiale – fatto simbolico forte ma dal punto di vista legislativo, come abbiamo detto, già sancito da altre leggi – ma afferma il dovere dei cittadini di conoscerlo e soprattutto il loro diritto di usarlo.

Anche la famosa legge Toubon francese, madre di una più ampia politica linguistica, viene vista in patria non come uno strumento “anti-inglese” (etichetta frettolosamente appiccicata dalla stampa e dall’opinione pubblica italiana), ma proprio come uno strumento che sancisce un “diritto al francese” da parte dei cittadini. E allora avere questo diritto scritto nella costituzione potrebbe forse frenare l’uso smodato di anglicismi nei testi legislativi e nella comunicazione pubblica e politica, l’eliminazione dei corsi di laurea in italiano in favore di una anglicizzazione selvaggia delle università che non sta portando né più laureati né una maggiore qualità dell’insegnamento, che invece viene per forza di cose semplificato.

Notiamo con piacere che attorno all’idea di inserire l’italiano in Costituzione si sta raccogliendo un consenso crescente. In primis, com’è ovvio, da parte di Giorgia Meloni, la quale aveva menzionato qualche settimana fa il tema della lingua davanti agli ambasciatori, e di esponenti della maggioranza. Da Fabio Rampelli, che affianca al tema della costituzionalizzazione quello della riduzione dei troppi anglicismi che rendono poco comprensibili le leggi ai cittadini, fino al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che ha dichiarato:

«La consacrazione della lingua nazionale è in molte Costituzioni, di gran parte dei Paesi non solo europei. Quindi si tratta di essere coerenti con altre grandi nazioni europee e occidentali, e già il presidente Meloni presentò una proposta in tal senso. Poi, naturalmente, la riforma va armonizzata con il quadro di riforme a cui sta lavorando il ministro Casellati».

«L’Accademia della Crusca ha costituito al suo interno un gruppo di lavoro, che ha scelto anche un bel nome latino, “incipit”, che prova a suggerire definizioni alternative italiane a definizioni straniere abusate nella comunicazione pubblica».

«Un certo abuso dei termini anglofoni appartiene a un certo snobismo, che spesso nasce dalla scarsa consapevolezza del valore globale della cultura italiana. E anche della sua lingua, che invece è ricca di vocaboli e di sfumature diverse. Non è una battaglia di retroguardia, ma solo se sei ben saldo nelle tue radici puoi aprirti al mondo».

Non solo esponenti politici si sono detti favorevoli alla menzione della lingua nella Costituzione italiana. Il presidente della Crusca Claudio Marazzini la sostiene da sempre, e in una intervista del 27 dicembre per Il Messaggero è tornato sull’argomento.

Per Marazzini, l’inserimento nella Carta, non necessaria dal punto di vista meramente legislativo, «darebbe più forza a una realtà di per sé assolutamente evidente spiega Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca da nove anni . Già nel 2006 una nostra delegazione composta da Sabatini, Maraschi e Coletti si presentò in un’audizione parlamentare per spiegare l’importanza dell’inserimento in Costituzione. E nel 2018 una relazione parlamentare citava proprio la posizione della Crusca, che definiva opportuno e auspicabile il riferimento in Costituzione».

Le critiche all’iniziativa di Menia sono finora poche e, ci sentiamo di dire, basate su posizioni ideologiche o vecchi stereotipi più che su reali motivazioni. Ci sono tutti i numeri perché la mozione diventi legge, e noi di Italofonia speriamo con tutto il cuore che ciò accada.

Questo passo però, per quanto simbolicamente forte, deve a nostro avviso essere il primo verso l’adozione di una vera politica linguistica a favore dell’italiano, lingua che lo stato da oltre un decennio sta attaccando e svilendo in ogni modo. Solo in questo modo si assicurerà che l’italiano possa restare una lingua viva e creativa, al passo coi tempi, in grado di attrarre studenti e lavoratori stranieri e legarli al sistema Paese, oltre che a svolgere il suo ruolo di strumento di comprensione, partecipazione e democrazia per tutti i cittadini. Non un modo per chiudersi nel proprio orticello, ma invece la via per mantenerlo fertile e scambiarne così i frutti con il resto del mondo.

 


Riferimenti:

Guiglia: https://www.ilmessaggero.it/editoriali/primopiano/italiano_costituzione_lingua-7125244.html?refresh_ce 21 dic

Marazzini: https://www.ilmessaggero.it/spettacoli/cultura/italiano_costituzione_accademia_crusca_marazzini_cosa_dice-7134508.html 27 dic

Menia 27 dic: https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t39.30808-6/322075334_1571711663252966_5320488556165332461_n.jpg?_nc_cat=106&ccb=1-7&_nc_sid=730e14&_nc_ohc=dYYamkpmrPQAX-bkbfo&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=00_AfDNQTupotpP1ggfvF21bRWYNX3HJMIitcjK1t6izza0gA&oe=63B77A69

Proposta di legge Menia presentata al senato – 27 dic https://www.senato.it/leg/19/BGT/Schede/Ddliter/56070.htm
Testo: https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/01363140.pdf

Sangiuliano (ministro della Cultura) sul Messaggero – 29 dic: https://www.open.online/2022/12/29/governo-meloni-ministro-sangiuliano-italiano-costituzione/

Rampelli 1 – 29 dic: https://www.facebook.com/fabiorampelli.ufficiale/posts/pfbid02ov3ag4ZEWMky2dP7JLCh67jHZTB3LtZjGTTkerz7rETcZZuJHSAo9EQB6UEZbR84l

Rampelli 2 – 31 dic: https://www.facebook.com/photo/?fbid=705493910947593&set=a.260483812115274


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