Premio della Crusca alla docente che salvò l’italiano al Politecnico di Milano

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L’accademia della Crusca ha istituito un nuovo Premio, denominato «Benemeriti della lingua italiana», che viene assegnato ogni anno a una persona di riconosciuta alta qualifica culturale, di qualsiasi nazionalità, per aver operato in misura rilevante, direttamente o indirettamente, in qualsiasi settore di attività e di studi – ad esclusione dei professionisti della didattica e della filologia italiane – per la tutela, la valorizzazione e la diffusione della lingua italiana.

In questa prima edizione, il Premio è andato alla giurista Maria Agostina Cabiddu, professoressa ordinaria di Istituzioni di diritto pubblico presso il Politecnico di Milano, che ha combattuto una serrata battaglia per mantenere vivo l’uso della lingua italiana nei corsi universitari di istruzione scientifica superiore.
Quando il Senato Accademico del Politecnico di Milano, nel dicembre 2011, deliberò a favore dell’uso esclusivo della lingua inglese nei corsi di laurea magistrale e di dottorato di ricerca, interpretando in modo anomalo la Legge 240/2010 (Legge Gelmini), Maria Agostina Cabiddu, agendo contemporaneamente sul fronte della pubblica opinione e del diritto, organizzò un Comitato di docenti che espresse ripetuti appelli avversi alla decisione del Senato Accademico e contemporaneamente si rivolse alla legge con un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Lombardia.
Ottenne così l’annullamento della delibera del Politecnico per manifesta incostituzionalità dell’abolizione della lingua italiana dai corsi di istruzione superiore. Successivamente nel 2017, dopo l’appello del Politecnico e del Ministero dell’Istruzione e dell’Università e della Ricerca, il Consiglio di Stato, pur non escludendo l’attivazione “nell’ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili di insegnamenti e forme di selezioni svolti in lingua straniera atti a rafforzare l’internazionalizzazione del sistema universitario”, censurava fermamente l’interpretazione aberrante che aveva contestualmente condotto all’esclusione dell’italiano.



 

I successi ottenuti ai massimi livelli del Diritto non hanno alleggerito i compiti di Maria Agostina Cabiddu perché gli organi di stampa, distorcendo il significato delle delibere della Corte e del Consiglio hanno proposto il più delle volte interpretazioni fuorvianti, dando corso all’idea che la reintroduzione dell’italiano significasse l’espulsione dell’inglese. Controbattere questa falsa immagine è l’impegno, non facile, al quale si dedica ora Maria Agostina Cabiddu. A giudicare da certi articoli apparsi subito dopo la sua premiazione, la strada è decisamente in salita.

Consentire all’italiano di mantenersi una lingua adatta alla creazione e alla trasmissione del sapere tecnico-scientifico è una missione cruciale, ostacolata dalla falsa convinzione da parte di larga maggioranza dell’opinione pubblica in Italia, che la comunità scientifica abbia deciso per l’abolizione dell’uso di lingue diverse dall’inglese. Questo non è vero, perché seppur l’inglese è oggi indiscutibilmente la lingua veicolare del mondo scientifico, la produzione di testi in molti Paesi avviene in buona parte nella lingua nazionale (è il caso di Germania, Spagna e Francia) e in alcuni casi essa è scelta per la maggior parte dei lavori (come in Brasile e in Cina). Ne abbiamo parlato in questo articolo.

La scelta degli accademici della Crusca tocca quindi uno dei filoni più importanti su cui è necessario agire nei prossimi anni, in una non facile battaglia culturale.


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