Canale Rai solo in inglese, “la lingua del mondo”. Ma la BBC informa in 45 lingue

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“Parlare dell’Italia al mondo nella lingua del mondo”. Questo ciò che farà, secondo l’amministratore delegato della Radiotelevisione pubblica italiana Fabrizio Salini, il futuro canale tv Rai trasmesso solo in lingua inglese. L’obiettivo è quello di “valorizzare immagine e influenza dell’Italia all’estero” ed “educare gli italiani all’apprendimento della lingua inglese”. Il progetto è stato confermato poche settimane fa, anche se ancora non si hanno tempistiche sulla sua messa in onda.

Il canale inglese sarà caratterizzato da un palinsesto basato su contenuti originali, provenienti dagli archivi Rai, su opere cinematografiche, sottotitolati, e su spazi informativi in lingua inglese. Il canale verrà distribuito in Asia, Africa, Europa e America. In Italia sarà sia su Digitale Terrestre che su bouquet satellitari.

Ricordiamo che il canale in lingua inglese rientra tra gli obblighi del “Contratto di Servizio 2018-2022”, che regola gli impegni dell’emittente in quanto concessionaria del servizio pubblico televisivo.

Così recita l’articolo 12.3 del contratto: “La Rai è tenuta a sviluppare uno specifico canale in lingua inglese di carattere informativo, di promozione dei valori e della cultura italiana, anche mediante la produzione di programmi originali e opere realizzate appositamente per un pubblico straniero, nonché volto alla diffusione dei prodotti rappresentativi delle eccellenze del sistema produttivo italiano e di opere cinematografiche, documentaristiche e televisive selezionate per valorizzare l’identità del Paese”.

 



 

Troviamo molto curioso che per nella “promozione dei valori e della cultura italiana” e nel “valorizzare l’identità del Paese”, non si faccia menzione di un elemento fondante della cultura e dell’identità: la lingua italiana.

Certo, il canale affianca due canali già esistenti diffusi a livello internazionale in lingua italiana; Rai World Premium (già, dal nome non si direbbe che trasmetta in italiano) e Rai Italia. Il primo trasmette serie televisive di produzione Rai, il secondo invece è di stampo generalista. Basta però dare un’occhiata al palinsesto di Rai Italia per capire che si tratta di un misto di programmi presi dalle diverse reti Rai nazionali. Ecco, ad esempio, cosa si propone ai telespettatori che seguono il canale dalle Americhe:

E questo ciò che si propone in Africa:

 

In diversi articoli in cui si commenta l’annuncio del nuovo canale Rai, si trovano a paragone esperienze simili maturate in altri Paesi. Sembrerebbe quindi naturale che per far conoscere il proprio punto di vista nel mondo si adoperi “la lingua del mondo”, ovvero l’inglese. Ma in questi altri Paesi, a differenza che in Italia, sembrano tutti consapevoli che il mondo ha molte lingue, che di 7 miliardi di persone che abitano il pianeta, 6 e mezzo non sono di madrelingua inglese, e che esistono altre grandi lingue veicolari internazionali come il francese, lo spagnolo, il portoghese e l’arabo.

E allora passiamo in rassegna le emittenti internazionali citate in uno di questi articoli.

France 24

Il progetto di una rete televisiva d’informazione francese è stato ideato e fortemente promosso dall’ex presidente francese Jacques Chirac, nell’auspicio che il nuovo soggetto potesse portare un contributo e un punto di vista francese e internazionale sugli eventi internazionali da accompagnare alla cultura d’informazione anglofona e anglosassone di BBC, CNN e Al Jazeera. Finanziato annualmente dal governo francese con uno stanziamento di circa 80 milioni, di euro, ha come motto “Liberté, Égalité, Actualité”, e trasmette attualmente in francese, inglese e arabo (lo spagnolo dovrebbe aggiungersi a breve).

 

Deutsche Welle

Deutsche Welle, o DW, è l’emittente pubblica tedesca di radiodiffusione a livello internazionale. Membro della ARD, trasmette via satellite attraverso 5 canali (in inglese, tedesco e spagnolo e arabo), radio e internet in 30 lingue. Il compito istituzionale di DW, previsto al paragrafo 4 della legge sulla Deutsche Welle (Deutsche-Welle-Gesetz), è quello di far conoscere la Germania come stato di cultura europea organizzato nella forma di uno stato di diritto libero e democratico, e di promuovere la comprensione e lo scambio tra i popoli e le culture. Quindi, è uno strumento per la politica culturale estera della Repubblica Federale di Germania.

Rt Russia Today

RT, precedentemente chiamato Russia Today, è un canale satellitare russo diffuso a livello mondiale, il primo tra i canali televisivi della Russia completamente in digitale. Russia Today fa parte di un network di canali finanziati direttamente dal Cremlino (tramite l’agenzia statale RIA Novosti), ufficialmente con lo scopo di migliorare la reputazione della Russia nel mondo. Comprende quattro canali d’informazione, in arabo, inglese, francese, spagnolo, e tre canali che trasmettono documentari, in inglese, francese e russo. Il sito, inoltre, pubblica articoli anche in tedesco.

L’articolo cita anche il canale spagnolo Canal 24 Horas che però trasmette… solo in lingua spagnola.

Altri esempi di informazioni plurilingue si trovano in Svizzera, col portale swissinfo.ch che informa in 10 lingue, tra cui l’italiano, la catena europea con sede a Parigi Euronews, in cui l’italiano è presente fin dall’inizio delle trasmissioni nel 1993, e da Radio Cina Internazionale, di cui abbiamo parlato in un recente articolo.

Il caso più eclatante è la BBC britannica, dunque di madrelingua inglese. L’emittente pubblica del Regno Unito, però, ha un canale di notizie in lingua araba, e trasmette via radio e tramite il sito notiziari in ben 45 idiomi diversi, tra cui il somalo e diverse lingue africane e asiatiche.

Insomma, a nessuno viene in mente che per promuovere la propria cultura nel mondo basti tradurre o sottotitolare qualche film e mettere in piedi un notiziario, tutto esclusivamente in inglese, e sperare che la gente se li guardi. In Italia, purtroppo, sì. Per sentirsi internazionali, basta eliminare l’italiano e passare all’inglese. Dubitiamo che tale magia possa funzionare, così come in ambito universitario non è la presenza della lingua italiana a scoraggiare l’arrivo di studenti stranieri, bensì le mille lacune e gli ostacoli burocratici del sistema educativo italiano. Gli italiani, poi, l’inglese dovrebbero studiarlo a scuola, seriamente, insegnato da docenti adeguatamente formati, e non guardando in tv la versione inglese di vecchie pellicole… italiane.

Eppure la Rai – di cui qualcuno ironicamente ha cambiato l’acronimo in “Radiotelevisione inglese” – insiste con questa visione miope e provinciale. Non si potrebbe invece concepire una rete di canali simile agli esempi citati sopra? Oppure, se il problema è la mancanza di fondi, un canale plurilingue, che valorizzi l’informazione in italiano, magari prodotta anche da redazioni fuori dall’Italia, accanto a notizie e programmi in inglese e magari in spagnolo – l’America latina è abitata da decine di milioni di oriundi di origine italiana – e arabo, dato che il Nordafrica è una delle aree più interessate all’Italia e alla sua cultura. Si potrebbe anche sfruttare l’esperienza e la rete creata dalla Comunità radiotelevisiva italofona, nata nel 1987 proprio su impulso della Rai ma mai adeguatamente valorizzata, finanziata e sviluppata. Un tentativo nella giusta direzione fu RaiMed, canale satellitare in italiano e arabo dedicato al bacino del Mediterraneo, lanciato dalla Rai nel 2001, ma eliminato nel 2014 in un piano di “riduzione dei costi”.

Tra il 2016 e il 2017, invece, una piccola prova generale per il futuro canale all-news in inglese, il notiziario settimanale “Weekly News“. In un ottimo inglese, il notiziario riassumeva in pochi minuti i fatti italiani della settimana. Ma il fatto che fosse diffuso solo in Italia e fosse di durata così ridotta fa pensare che si trattasse di un esperimento forse più di facciata, o didattico nei confronti degli italiani che volessero esercitarsi con l’inglese. Riascoltando in inglese notizie che avevano sentito  approfonditamente ormai da giorni in italiano. Anche la grafica con le bandierine americana e britannica evoca più un vecchio corso di lingua in videocassette che un reale prodotto editoriale per un pubblico anglofono. Durò all’incirca 6 mesi.

La lingua italiana è una delle più studiate al mondo, la cultura, lo stile di vita e i prodotti italiani sono tra i più apprezzati, la diaspora italiana è seconda al mondo solo a quella cinese, eppure l’Italia non riesce a mettere insieme tutti questi punti di forza per promuovere un’informazione plurilingue che proietti nel globo la visione del mondo dalla prospettiva italiana. Una mancanza di ambizione, di coordinamento e di organizzazione che speriamo sempre possa essere superata, ma che purtroppo i fatti continuano anno dopo anno a confermare.

 


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