Condividi questo articolo:
“Avere fiducia nell’italiano del domani significa aver fiducia nell’Italia del domani”. Queste le parole che il segretario generale del Ministero degli Esteri italiano, Ettore Francesco Sequi, ha pronunciato nel suo discorso di apertura dell’edizione 2021 degli Stati generali della lingua (e della creatività) italiana nel mondo, il cui titolo era proprio “l’italiano del domani”.
Peccato che, a giudicare da quanto si è visto nell’evento celebrato a Roma lunedì 29 novembre, di fiducia nell’italiano ce n’è ben poca. Vi renderemo conto nei prossimi giorni dei dettagli più tecnici dei lavori, ma vogliamo intanto dare a voi lettori la nostra opinione generale su quello che dovrebbe essere il momento più alto di analisi e progettazione per la tutela, la diffusione e lo sviluppo della nostra lingua. Un’iniziativa internazionale – presenti delegazioni degli altri Paesi in cui l’italiano è lingua ufficiale nazionale, Vaticano, Svizzera e San Marino – che si sussegue con cadenza biennale dal 2014. Manca sempre l’invito alle Comunità italiane autoctone di Istria e Dalmazia, spiace ricordarlo. Ma in ogni caso i rappresentanti di questi Paesi non hanno preso la parola, in un evento in cui gli organizzatori si sono piuttosto “parlati addosso”.
La nostra opinione complessiva, come avrete intuito dal preambolo, è tutt’altro che positiva. Ci dispiace dirlo e non vogliamo mancare di rispetto ai tanti che hanno lavorato per mesi all’iniziativa, ma purtroppo è così. Perché le personalità che hanno preso la parola, proclamando nei loro discorsi l’importanza dell’italiano come “pilastro della nostra identità”, “veicolo della nostra cultura nel mondo”, perno fondamentale per “affrontare le sfide del domani”, nella realtà di tutti i giorni hanno dimostrato e dimostrano di non avere alcuna fiducia nell’italiano. Nell’italiano di oggi; figuriamoci in quello di domani. La nostra lingua viene celebrata insieme al Sommo Poeta che ne è considerato il padre, le viene dedicato un museo che sarà inaugurato a breve a Firenze, eppure evidentemente nessuno ha interesse a mantenerla una lingua viva e creativa (per citare la creatività, altro mantra dell’edizione 2021 degli Stati generali).
Non il Presidente Mattarella, che se la prende con le sigle, colpevoli di rendere la comunicazione poco chiara, mentre non si degna neppure di rispondere alla petizione che lo scorso anno ha raccolto in pochi mesi oltre 4000 firme, senza alcuna promozione mediatica, per chiedergli il gesto simbolico di sensibilizzare contro l’abuso di anglicismi in italiano. Abuso di cui il Ministro degli Esteri Di Maio, anch’egli tra gli oratori dell’evento, si è reso più volte responsabile, tra “navigator per il placement dei disoccupati”, “MOU con la Cina” e “coronavairus“. Non si smentisce neanche oggi, citando le iniziative per analizzare il rapporto tra arte e sfide globali, denominato “Art and Politics” (min 26.30 del video più in basso) che ha fatto dialogare “noti street artists italiani con le comunità di contesti urbani sensibilizzandole su temi globali”, Qualunque cosa voglia dire. Il suo ministero, nel frattempo, non è riuscito a far nulla per evitare la chiusura della più grande scuola italiana all’estero, quella di Asmara in Eritrea, che vantava oltre 100 anni di storia.
Luigi Di Maio cita poi il collega Dario Franceschini, Ministro della Cultura “con cui abbiamo sviluppato un rapporto eccezionale”. E infatti hanno grande comunanza d’intenti nello svilire la nostra lingua nella piattaforma digitale per la diffusione del patrimonio culturale nel mondo, che è stata chiamata… ITsArt. Non siamo in grado di inventarci neanche un nome italiano (o che perlomeno suoni italiano, dato che l’italian sounding, come dicono i nostri politici, ha grande attrattiva nel mondo. Eppure tutti i relatori di questa giornata insistono nel ricordare quanto noi italiani siamo creativi. Di Maio ricorda con orgoglio che “creatività è una delle parole guida della campagna di nation branding che stiamo per lanciare, Be IT” (min. 31.05). La campagna è “uno sforzo concettuale prima ancora che comunicativo di definizione di cosa siamo come paese e dei valori che ci contaddistinguono, come comunità e come popolo”. Viene da ridere per non piangere.
Nel suo confuso intervento Franceschini si affretta ad affiancare a “Patrimonio dell’Umanità” la dicitura inglese “Wolrd Heritage”, quasi che la versione italiana sia una traduzione a braccio non degna del termine “vero”, quello inglese, appunto. E ricorda le iniziative che diffondono la creatività e quindi, a suo avviso, automaticamente la lingua italiana nel mondo: ItsArt, la Digital Library, il Tax Credit Cinema, l’Italian Design Day (min 36.10).
A questo punto non poteva mancare la Ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, che interviene attraverso un videomessaggio. Il suo ministero è il primo responsabile dell’attacco contro la lingua italiana da parte dello Stato, che tra le altre cose sta lavorando anno dopo anno per eliminare l’italiano dal mondo della ricerca scientifica (scienze umane comprese). Ricordiamo lo scandaloso Fondo italiano per la scienza, che nonostante il nome vieta esplicitamente l’uso dell’italiano scritto o parlato, pena l’esclusione dai finanziamenti! Eppure la ministra dice che “un naturale strumento di diffusione della nostra lingua nel mondo” è la mobilità dei nostri ricercatori verso l’estero (min 40.05), pur consapevoli “della predominanza di altre lingue per gli scambi commerciali e dell’inglese scientifico”. Ma l’italiano, anche se non vogliamo più usarlo per scienza e tecnologia, resta una lingua “molto studiata e apprezzata” perché legata alla tradizione culturale italiana. Quella del passato, ovviamente, del famoso “italiano del domani” nessuna traccia. Al minuto 41.00 la domanda viene resa esplicita: che ruolo devono avere le “lingue nazionali” in un mondo globalizzato? L’unica risposta della ministra è la “Giornata della lingua madre” istituita dall’UNESCO. Cita poi la certificazione di conoscenza della lingua italiana, senza forse comprendere che lei e i suoi colleghi, una legislatura dopo l’altra, stanno togliendo motivazioni e senso a chi dovrebbe decidere di studiare per prenderla, quella certificazione! O forse, anche se non serve più per scienza e tecnologia, l’italiano servirà per lavorare? Certamente, perché ricorda Messa, la lingua italiana ha un forte legame con il mondo produttivo… “grazie al Made in Italy”. Al minuto 43 la rassicurazione che ci tranquillizza tutti: “l’italiano è ben lontano dal diventare una lingua marginale sul piano internazionale”. Evidentemente lo è solo sul piano nazionale.
Chiudiamo questa triste rassegna. Dopo 1 ora e 10 minuti comincia l’analisi del lavoro svolto dai quattro tavoli, che approfondiremo in un articolo successivo. Gli spunti interessanti ci sono: per esempio la dichiarazione di appoggio al plurilinguismo in seno all’Unione europea come base per poi rafforzare la presenza dell’italiano in altre parti del mondo.
La parte conclusiva, dedicata alla “creatività”, vede protagonisti la cantante Noemi e dirigenti di aziende internazionali, che ancora una volta infarciscono i loro discorsi – dai contenuti oggettivamente fumosi – di una serie di anglicismi imbarazzanti, ancor più in questo contesto. Sembrerebbe una parodia, se non fosse invece chiaramente la realtà. Eccone di seguito alcuni, registrati durante i 45 minuti finali dell’evento…
PanelSanremo Giovani World TourAbbiamo on board con noi NoemiGli italici sono gli appassionati di italianità come way of lifeMedia (pronunciato mìdia, ovviamente)TestimonialSiamo al top della cultura mondialeIl training degli insegnantiRinnovato appealUn evento che terremo in house: l’eurovision song contestIl concept della bellezzaThe floor is yoursTarget audienceIl crowdfunding, il funding di massaBypassandoI nostri brandI social mediaNoi la chiamiamo arte dell’arrangiarsi, gli americani in modo molto più elequente, molto più elegante lo chiamano problem solving.Automotive e Consumer electronicsSocietà visualRevenueFood and beverageIl work life balance è importante e il made in italy è importante per spingere questo messaggioSe guardate sul retro del packaging dell’iPhone c’è scritto “designed in California, assembled in China”.Background culturaleLingue nostre competitorQR codeVogliamo essere environmental friendlyVideo veramente impressiveNuovo target, quello degli italici, rubato a Piero BassettiIn certe nazioni trend in crescita, in altre in caloSoft power (e si dimentica l’adattamento di Annamaria Testa in potere morbido, Stati generali 2016).Molti influencer, molti testimonial, molti manager italiani all’estero apprezzati per la loro cross-culturalità.
E soprattutto il più bello, uscito dalla bocca della Vice Direttrice Generale del ministero degli Esteri. Cecilia Piccioni, conduttrice della seconda parte della giornata, la quale si complimenta così con il relatore che ha appena terminato il suo discorso:
Grazie mille Mauro, sempre inspirational
Be’, l’unica ispirazione che ci suscita questa giornata dedicata all’italiano del domani è probabilmente quella di prenotare i crisantemi. Perché se la mentalità non cambia, ciò che celebreranno le generazioni di domani sarà il funerale dell’italiano come lingua vera e propria, in grado di esprimere il mondo e il sapere dell’uomo nella sua totalità, adattandosi ai cambiamenti. Insomma, la sua morte come lingua viva… e creativa.
Questo sito è gestito gratuitamente da volontari che ne sostengono i costi. Aiutaci donando una cifra a tua scelta:
Condividi questo articolo: