Il Trattato del Quirinale favorirà gli scambi linguistici tra Italia e Francia

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Questa mattina al Palazzo del Quirinale di Roma è stato firmato un Trattato bilaterale tra Italia e Francia che prevede la cooperazione in diversi ambiti, dalla difesa all’economia, dalla geopolitica alla cultura. E proprio quest’ultimo ambito è quello che vogliamo prendere in considerazione nel nostro articolo.

Tre parti del Trattato infatti toccano esplicitamente il tema linguistico: l’articolo 8 (Istruzione e formazione, ricerca e innovazione), l’articolo 9 (Cultura, Giovani e Società civile) e l’articolo 10 (Cooperazione transfrontaliera).

Nel primo caso, al punto 2, leggiamo:

Al fine di favorire la diffusione e il reciproco apprendimento delle rispettive lingue, le Parti realizzano azioni di promozione linguistica e sostengono lo sviluppo dell’insegnamento della lingua italiana e della lingua francese nei rispettivi Paesi. In questo quadro, esse prestano particolare attenzione alla formazione e alla mobilità dei docenti e degli studenti che intendono intraprendere la carriera di docente.

Unitamente al fatto che il testo pone l’accento sulla necessità di creare uno spazio comune di scambio tra studenti, partendo dal contesto del programma europeo Erasmus+, questo articolo pone le basi per una conoscenza maggiore della lingua italiana in Francia e viceversa, rafforzando lo schema del plurilinguismo contrapposto a quello della conoscenza di una sola lingua straniera (l’inglese). Due grandi lingue romanze di cultura. Chissà che da questo non possa derivare una maggior consapevolezza da parte dei parlanti italiani di come un altro idioma neolatino affronta e vive il rapporto con l’inglese globale senza ibridarsi o svilirsi, cosa che invece avviene sistematicamente in Italia nei confronti della nostra lingua.

La competenza e il contatto tra le due lingue viene declinato anche in ambito creativo e artistico, grazie all’articolo 9, di cui citiamo in particolare il punto 4:

[Italia e Francia] s’impegnano a facilitare le coproduzioni di opere culturali, in particolare cinematografiche, audiovisive e nelle arti sceniche, e a valutare la possibilità della loro distribuzione attraverso una piattaforma culturale comune. Esse incoraggiano la reciproca partecipazione alle principali manifestazioni di rilievo internazionale. Esse facilitano le collaborazioni nei settori degli spettacoli dal vivo, del design, dell’architettura e della moda. Esse incoraggiano la traduzione di opere letterarie nelle rispettive lingue. Esse s’impegnano a favorire la mobilità degli artisti e degli autori tra i due Paesi, in particolare mettendo in contatto le istituzioni incaricate della formazione e incoraggiando lo sviluppo di residenze.

La traduzione e il doppiaggio sono ambiti fondamentali, che fungono da laboratorio creativo per una lingua, così come naturalmente la produzione di nuovi contenuti. Apprezziamo molto la menzione di questi ambiti in un paragrafo specifico, che non tralascia il tema della distribuzione dei contenuti. I francesi hanno da pochi mesi lanciato Salto, una piattaforma digitale pensata come contraltare europeo e francofono ai colossi americani quali Netflix, Disney+ e Amazon Prime. In ambito culturale la televisione franco-tedesca Arte – nata dagli accordi di cooperazione con la Germania cui il trattato franco-italiano si ispira – ha da poco spento le 30 candeline. Invece l’Italia si è limitata a lanciare una brutta copia con un nome pseudo-inglese (altrettanto brutto).

Il Trattato del Quirinale, come detto, parla di lingue anche al punto 5 dell’articolo 10, dove si tratta nello specifico delle aree transfrontaliere, al confine tra i due Paesi:

Le Parti favoriscono la formazione dei parlanti bilingue in italiano e in francese nelle regioni frontaliere, valorizzando in tal modo l’uso delle due lingue nella vita quotidiana.

Questo significa creare degli spazi in cui le due lingue possano confrontarsi e circolare nell’uso quotidiano. Ancora una volta un modello alternativo a quello dell’inglese “sempre e comunque”, basato sulla conoscenza reciproca e sull’intercomprensione tra lingue romanze. Inoltre, alcune regioni storiche come il Nizzardo, l’area di Briga e di Tenda o la Corsica, potrebbero trovare in questa iniziativa lo slancio per riallacciare rapporti linguistici con i confinanti italiani, che potrebbero fare da volano all’economia locale e alla mobilità delle persone.

Più in generale, l’aspetto culturale e linguistico presente nel testo dell’accordo, ricorda a tutti come il contesto europeo sia orgogliosamente e proficuamente plurilingue. Che questo giunga anche all’orecchio di chi, ai vertici dell’Unione europea, troppo spesso se ne dimentica, come abbiamo avuto modo di discutere in passato. Italofonia, attraverso la sua costituenda associazione, si impegna a fare la sua parte a sostegno del plurilinguismo europeo e, a livello globale, della vicinanza tra lingue latine.

Naturalmente questi punti tracciati “ad alto livello” andranno poi declinati e tradotti in azioni concrete, con opportuni finanziamenti, studiate in modo da essere efficaci e durevoli nel tempo. Ma certamente la firma di oggi al Colle pone premesse interessanti per la nostra lingua. Confidiamo che l’Italia, la quale terrà tra tre giorni gli Stati generali della lingua italiana, sappia coglierle e svilupparle.

Il testo integrale italiano del Trattato è disponibile qui.

Immagine in copertina fornita da Governo.it sotto licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT


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