Condividi questo articolo:
La Somalia, affacciata sulla costa est del Corno d’Africa, è il Paese dove la presenza coloniale italiana si è protratta dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, con l’Amministrazione Fiduciaria italiana che accompagnò dal 1950 al 1960 la nuova nazione somala verso l’indipendenza. Tanti progetti si svilupparono in quel periodo, dall’Università nazionale somala a Radio Mogadiscio. La lingua somala era ancora una lingua solo orale e lo restò fino agli anni ’70 (quando anche con l’aiuto di linguisti italiani si elaborò il suo sistema di scrittura), dunque l’italiano era la lingua dell’amministrazione e, accanto all’arabo, quella dell’istruzione e dell’informazione. Per usare le parole di Raymond Siebetcheu nello splendido saggio Diffusione e didattica dell’italiano in Africa (Pacini Editore, 2021), l’italiano “da lingua repressiva, stava diventando lingua di pace e di sviluppo”. Anche la cultura popolare italiana era conosciutissima in Somalia, e personaggi come Gianni Morandi o Adriano Celentano era famosi anche lì, all’equatore. Ci sono oggi studenti somali che frequentarono le scuole italiane cinquant’anni fa e che ora, ritrovandosi per creare un gruppo su Facebook, scelgono la lingua italiana per comunicare.
In questa intervista del 1972 il presidente somalo Siad Barre descriveva in un italiano pressocché perfetto la scelta di nazionalizzare le scuole e introdurre la lingua somala, da poco diventata anche scritta, ma di non chiudere nessuna porta all’Italia e alla sua lingua:
Poi nel 1991 il regime di Siad Barre cade e scoppia la guerra civile. Lo Stato centrale collassa e per trent’anni il Paese viene governato da signori locali, dividendosi in zone d’influenza senza controllo. Improvvisamente, come scrisse l’autrice italo-somala Igiaba Scego, “questo stretto legame linguistico si sciolse come neve al sole”.
Negli ultimi dieci anni è cominciato un processo di riunificazione e rinascita della Somalia, che ha ricostruito l’apparato statale e ha riattivato le università e gli altri enti educativi. Nel fare questo, ha cercato e cerca tuttora alleanze internazionali. Tra queste, accanto a nuovi attori come la Turchia e la Cina, l’Italia ha comunque ancora un ruolo da protagonista e sembra intenzionata a giocarlo.
Lo dimostrano tanti segnali. Per esempio le iniziative culturali, come la mostra “Mogadiscio e la sua evoluzione storico-urbanistica: pagine di storia della città”. Si tratta di una mostra fotografica che mira a ricostruire l’aspetto originario dei quartieri storici di Mogadiscio, prima del conflitto civile scoppiato nel 1991, nata da una collaborazione tra l’Università nazionale somala, l’Accademia delle arti e delle scienze di Mogadiscio, l’Università Roma Tre, l’Università La Sapienza, l’Università di Bologna, il Politecnico di Torino, l’Università di Camerino e il Politecnico di Milano. I tanti progetti portati avanti dalla Cooperazione italiana, per esempio nella ricostruzione delle infrastrutture elettriche e idriche del Paese.
Ancora più di recente, lo scorso settembre, la ripresa dei corsi d’italiano all’Università nazionale somala (che nel 2014 aveva addirittura dichiarato di voler tornare a insegnare anche in italiano, oltre che in inglese, somalo e arabo).
In ordine temporale, l’ultima tappa su questo cammino di riavvicinamento culturale e linguistico è stata la ripresa, annunciata lo scorso ottobre, delle trasmissioni in lingua italiana sulle onde di Radio Mogadiscio.
A questo proposito, abbiamo avuto l’occasione di intervistare Ali Abdirahman, redattore capo dell’emittente radiofonica. Abdirahman ci ha detto che lo scorso giovedì 16 dicembre il ministro dell’Informazione somalo Dubbe e l’ambasciatore italiano a Mogadiscio Vecchi si sono incontrati per definire i prossimi passi per concretizzare l’accordo. La redazione sta già lavorando ai programmi in italiano, che dovrebbero iniziare ad essere trasmessi già tra poche settimane, nel corso del mese di gennaio 2022. Inizialmente si tratterà di notiziari quotidiani di breve durata, ma l’idea è di creare in seguito altre tipologie di contenuti, come per esempio approfondimenti culturali o trasmissioni più leggere.
Abbiamo anche chiesto ad Abdirahman se sono previsti accordi con gli studenti d’italiano dell’Università nazionale somala. Ancora non ci sono partenariati formali, ma a suo avviso si tratterebbe di “una collaborazione naturale”, dato che “sarà facile prendere studenti che hanno imparato l’italiano per dei tirocini e, una volta laureati, farli lavorare per i nostri programmi in lingua italiana”. Ricordiamo che due anni fa il direttore della Scuola di giornalismo dell’ateneo, Khalid Maou Abdulkadir, aveva dichiarato in un’intervista in italiano all’agenzia di stampa DIRE di voler introdurre anche la nostra lingua accanto all’inglese, nei corsi di giornalismo.
Ancora più interessante è la risposta di Ali Abdirahman alla nostra ultima domanda: chi sono i potenziali ascoltatori dei vostri programmi in italiano, dato che la nostra lingua non è più così diffusa nel Paese, soprattutto tra i giovani?
La sua risposta è stata che “è vero, l’italiano non è più molto parlato tra i giovani, ma quello che noi abbiamo intenzione di fare è far rivivere i rapporti culturali tra Somalia e Italia, e la lingua sarà l’epicentro di questo processo“. Dunque i tasselli che sono già stati posati – la ripresa delle lezioni di italiano e delle trasmissioni radiofoniche – e quelli che verranno, dovrebbero comporre il mosaico di un nuovo ruolo per la lingua italiana in quello che fu forse il principale Paese italofono fuori d’Europa, fino a trent’anni fa. Il ruolo di una lingua non più imposta ma proposta, per portare alla riscoperta di un passato che può essere la base per nuove relazioni culturali, sociali, economiche. Proprio oggi a Roma il ministro degli esteri somalo, alla presenza dell’omologo italiano Di Maio, ha firmato un memorandum d’intesa con la Fondazione Med-Or (Gruppo Leonardo) presieduta da Marco Minniti, in merito all’insegnamento e alla promozione della nostra lingua in Somalia, anche attraverso borse di studio per gli studenti.
Certo, resta da vedere se un percorso che verosimilmente dovrà svilupparsi sul medio-lungo termine riuscirà a proseguire nonostante le difficoltà annunciate. Da un lato l’instabilità politica endemica in Italia, che rende difficile portare avanti politiche coerenti su lunghi periodi, per il continuo cambio di governi, ministri, sottosegretari, ambasciatori e conseguenti cambi di rotta. Non dimentichiamo che la politica italiana ha appena registrato il fallimento nelle trattative per tenere aperta la scuola italiana di Asmara, in Eritrea, aperta 119 anni fa, una perdita enorme per la presenza della nostra lingua in Africa. Dall’altro lato troviamo una nazione, la Somalia, che nonostante abbia compiuto passi da gigante negli ultimi dieci anni, si trova ancora fragile e scossa da ripetuti attentati terroristici. L’ultimo ci ha emotivamente toccati da vicino, dato che il contatto di Ali Abdirahman ci era stato dato dal direttore di Radio Mogadiscio Abdiaziz Mohamud Guled (detto Abdiaziz Afrika), che il 20 novembre, il giorno dopo la nostra ultima conversazione, ha perso la vita in un’esplosione rivendicata dal gruppo terroristico Al-Shabaab. Le nostre più sentite condoglianze sono pervenute alla redazione della radio e ai suoi familiari e amici.
Dedichiamo alla sua memoria questo articolo e ringraziamo il redattore capo Ali Abdirahman e tutta Radio Mogadiscio per la fattiva collaborazione, nella speranza che l’Italia e la sua lingua possano aiutare il popolo somalo, da pari, a ritrovare pace, coesione e sviluppo sociale ed economico.
Questo sito è gestito gratuitamente da volontari che ne sostengono i costi. Aiutaci donando una cifra a tua scelta:
Condividi questo articolo: