Mondiali: storica finale per la Croazia, uno dei 6 Paesi dove l’italiano è ufficiale

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“Croazia a un passo dal paradiso”, titola quest’oggi La Voce del Popolo, quotidiano croato di lingua italiana. La nazionale di calcio croata ha infatti battuto in semifinale di Russia 2018 l’Inghilterra, accedendo per la prima volta nella sua storia alla finale dei campionati del mondo, che si giocherà domenica contro la Francia.

Complimenti a Perišić e compagni, ma l’argomento del nostro sito non è calcistico bensì linguistico, e il motivo per cui oggi vi parliamo di Croazia è che questo Paese è uno dei sei al mondo in cui la lingua italiana gode di uno statuto di ufficialità effettiva.

Per la precisione l’italiano è co-ufficiale con il croato nella Regione Istriana, sia a livello di istituzioni regionali che di singoli comuni (non tutti, quelli in cui il bilinguismo è sancito dallo statuto municipale). Nella città di Fiume, invece, il bilinguismo fu sancito dopo l’annessione alla Jugoslavia ma le targhe bilingui furono rimosse di forza nel 1953 dopo l’assegnazione di Trieste all’Italia e mai più ripristinate. In vista del 2020, anno in cui Fiume sarà Città europea della Cultura, sono in corso trattative per ripristinare almeno il bilinguismo visivo per le targhe di toponimi e odonimi storici della città alta.

Ma quante sono le persone che lo parlano? Al censimento 2011, il 7% della popolazione dell’Istria croata si è dichiarato di madrelingua italiana e il 6,03% di appartenenza nazionale italiana, ma queste percentuali salgono considerevolmente nella parte occidentale della regione, soprattutto nei piccoli borghi collinari in cui durante il socialismo l’afflusso di immigrati dall’interno della Croazia e dalle altre repubbliche jugoslave è stato minore: a Grisignana si arriva addirittura al 56% di madrelingua italiana, a Verteneglio al 40%, a Buie e a Portole ci si attesta intorno al 30%, a Valle e a Torre-Abrega al 20%. Anche grandi comuni come Umago e Dignano registrano valori elevati, tra il 15% e il 20%. Dati grossomodo in linea con quelli della precedente rilevazione del 2001.



In termini assoluti, hanno indicato l’italiano come lingua materna 14.205 abitanti della Regione istriana. A Umago, Pola e Fiume si superano le 2.000 unità. Dati in ascesa rispetto all’epoca jugoslava, quando il timore di dichiararsi “etnicamente diversi” costituiva un freno non indifferente.

Oggi sul territorio croato e sloveno ci sono oltre 50 sezioni della Comunità Italiana, decine di scuole materne, primarie e superiori con l’italiano come lingua veicolare, case editrici tra cui primeggia, nonostante la crisi attuale, la Edit di Fiume che pubblica appunto il quotidiano La Voce del Popolo, riferimento per tutta la minoranza. L’italiano è spesso conosciuto anche dalle altre componenti linguistiche della popolazione, grazie al rapporto continuo con turisti e imprenditori provenienti dall’altra sponda dell’Adriatico.

 

Questo quadro, che fotografa la presenza italiana a fianco di quella prevalente croata, sarebbe però incompleto senza considerare la complessità dell’Istria e del Fiumano, che va ben oltre le lingue ufficialmente riconosciute. Solitamente la maggioranza di chi si dichiara discepolo della lingua di Dante in realtà utilizza, nella vita quotidiana, il dialetto istroveneto, vero canale di comunicazione e di trasmissione delle tradizioni culturali italofone, mentre tra gli anziani di Rovigno, Valle, Dignano, Gallesano, Fasana e Sissano sopravvive l’antico istrioto, lingua romanza autoctona derivata direttamente dal latino, ritenuta ormai a forte rischio di estinzione, così come l’istrorumeno, parlato da poche centinaia di persone nei villaggi di Žejane (in Cicceria), Šušnjevica (ai piedi del Monte Maggiore/Učka) e altri limitrofi, discendenti di gruppi di valacchi già menzionati nel Medioevo.

 


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