La mia vita a Mogadiscio, quando la lingua italiana era di casa

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“Qui vi parla Radio Mogadiscio, la voce della Repubblica Federale Somala”: sentire pronunciare queste parole ai primi di gennaio di quest’anno, attraverso il sito della radio nazionale somala, mi ha fatto tornare indietro di quasi 40 anni. Nei primi anni ’80 del secolo scorso infatti vivevo a Mogadiscio e con piacere collaboravo al programma in lingua italiana dell’emittente, che veniva trasmesso tutti i giorni, dalle 14.30 alle 15. L’orario era proprio lo stesso di oggi, e anche l’inizio, con una sola piccola variazione: “Qui vi parla Radio Mogadiscio, la voce della Repubblica Democratica Somala”.

Radio Mogadiscio era nata nel 1951 e con l’avvento dell’ indipendenza della Somalia era divenuta la voce ufficiale della nuova Repubblica nel 1960 e poi della Repubblica Democratica Somala dal 21 ottobre 1969, quando al potere arrivò il generale Mohamed Siad Barre. Fino al 1972, quando la lingua somala fu proclamata lingua nazionale, con la introduzione della sua scrittura in caratteri latini, peraltro, ad opera del professore italiano Bruno Panza, la lingua italiana era quella ufficiale e anche amministrativa, e tale rimase comunque per alcuni atti anche successivamente, mentre progressivamente venivano introdotti anche quelli in somalo. Io, nel 1983, dovendo fare la patente, andai in Municipio a Mogadiscio, dove risiedevo, per fare il certificato di residenza, che era redatto in italiano e così pure la stessa patente, che tale è rimasta fino alla caduta del regime e l’inizio della guerra civile nel 1991. Anche il sistema scolastico somalo risentiva molto della presenza dell’Italia, tanto che fino all’ inizio degli anni ’70 non vi fu la necessità di attivare la Scuola consolare in italiano, perché quasi tutte le scuole non solo a Mogadiscio, ma anche nelle città principali del sud del paese, ex Somalia Italiana, erano in italiano. La stessa Università Nazionale Somala era per buona parte con lingua di insegnamento e docenti italiani, fino al 1990, anche se per alcune facoltà, come Legge ed Economia, era stata introdotta la somalizzazione, pur se i codici di diritto civile e penale e quelli delle relative procedure erano ancora in italiano, redatti con l’ausilio dei professori Trabucchi e Bettiol dell’Università di Padova.

Insomma, chi veniva a Mogadiscio, almeno fino ai primi anni ’80, aveva l’impressione di essere sempre in Italia, magari di qualche decennio prima, poche auto, anche se il traffico in città era caotico, con un continuo strombazzare di clacson. E poi fino al 1983/84 la televisione praticamente non esisteva, solo radio e cinema, ovviamente in italiano. In città una unica sala cinema era al chiuso, cioè con il tetto che si apriva e si chiudeva se pioveva ed era il cinema Hamar, molto gettonato era il Missione, di proprietà dei Padri francescani, il Centrale, il Supercinema e al quarto chilometro il cinema Equatore e questi proiettavano solo film in lingua italiana. Dunque l’italiano, a Mogadiscio, poteva essere definita lingua d’ambiente.

Per quanto riguarda Radio Mogadiscio e il programma in lingua italiana, la redazione era fatta di due persone Baxsan, una italiana che era in Somalia da tanti anni ed era stata sposata ad un somalo, era laureata in lettere e Carlo Cali Cisse, un giovane che era stato educato e cresciuto al brefotrofio gestito dalla Missione Cattolica, lo stesso collegio dove ha studiato l’attuale redattore, il simpatico Ali Hussein Yassin, Corrado, per noi ex mogadisciani, oltre al sottoscritto collaboratore volontario. Il programma, allora come oggi, era quotidiano e durava mezz’ora: si iniziava con la lettura delle notizie dall’ interno e dall’ estero, alle quali facevano seguito quelle di sport, e poi diverse rubriche di storia e tradizioni locali, di politica internazionale, ma anche di musica. Il programma veniva registrato nella tarda mattinata su una bobina e poi veniva messo in onda nel pomeriggio, ogni tanto succedeva che venisse replicata per errore la trasmissione del giorno prima!

Nel redigere il notiziario bisognava attenersi alle notizie emesse tramite Telex dalla Sonna, l’ Agenzia di stampa nazionale, però devo dire che non abbiamo mai sottoposto alla supervisione i testi prima di andare in onda, diciamo che c’era fiducia verso i redattori di lingua italiana (ogni tanto veniva a trovarci il vice ministro, che aveva studiato a Padova Giurisprudenza, ma non ha mai chiesto nulla dei contenuti), nonostante il ministero da cui dipendeva la Radio (Wasaradda warfafiinta iyo hanuninta dadweynaha, Ministero dell’ informazione e orientamento pubblico) si trovasse nello stesso complesso.

In tema di informazione giova ricordare che fino al 1973/74 veniva anche pubblicato il quotidiano nazionale Corriere della Somalia, poi dopo la rivoluzione modificato in Stella d’ Ottobre, che poi ha proseguito ad essere pubblicato solo in somalo. In lingua italiana veniva pubblicato il settimanale Horseed, il venerdì, che accludeva anche l’ edizione in lingua araba.

Oggi questo mondo è scomparso, ma la lingua italiana non può dirsi comunque estranea a Mogadiscio e in molte città della Somalia. Resta viva e conosciuta da gran parte della popolazione sopra i 50 anni di età, e le recenti operazioni che il governo somalo sta portando avanti insieme a quello italiano, come la ripresa delle trasmissioni radiofoniche, potrebbero ridarle un ruolo – certo diverso – ma comunque centrale, in questo Paese africano così difficile ma anche così affascinante e sicuramente strategico.

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