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Nato a Roma il 30 ottobre 1947, era considerato una delle figure più autorevoli tra gli studiosi della lingua italiana. Luca Serianni, investito da un’auto ad Ostia il 18 luglio e fino a poche ore fa in coma irreversibile, è morto. Socio nazionale dell’Accademia Nazionale dei Lincei, della Crusca e dell’Arcadia, nel 2006 fu nominato dall’allora ministro dei Beni Culturali presidente di una “Commissione tecnica con il compito di procedere a un complessivo esame del linguaggio e della terminologia in materia di beni e attività culturali e di elaborare le relative proposte”. Nel 2010 fu nominato vicepresidente della Società Dante Alighieri.
Allievo di Arrigo Castellani, l’autore del famoso “Morbus Anglicus” che vide lungo sul fenomeno degli anglicismi in italiano, Serianni si era laureato in lettere nel 1970. Professore emerito di Linguistica italiana (settore scientifico-disciplinare L-FIL-LET/12) alla Sapienza, condusse indagini su vari periodi ed aspetti della storia linguistica italiana, dal Medioevo ad oggi.
Fu autore di una fortunata grammatica. Con Maurizio Trifone ha curato, a partire dal 2004, il Devoto-Oli. Vocabolario della lingua italiana, opera di cui, dall’edizione del 2017, è coautore. Con Pietro Trifone curò una Storia della lingua italiana in tre volumi.
Sul tema dell‘abuso di anglicismi crudi in italiano era tra i pochi accademici della Crusca a schierarsi chiaramente contro, segnalando che le dimensioni del fenomeno avevano ormai oltrepassato quelle dei normali meccanismi di prestito linguistico, nonché la capacità di metabolizzazione della nostra lingua. In una sua dichiamazione del 2015 affermava:
Vent’anni fa ero sicuramente più ottimista riguardo alla questione degli anglicismi: ritenevo che il prestito fosse un problema fisiologico e che il tasso di parole inglesi non adattate – le uniche di cui ci si debba preoccupare – non fosse così alto. Adesso vedo che il numero comincia veramente a essere un po’ invadente, soprattutto rispetto alla capacità di metabolizzazione delle lingue romanze con cui possiamo direttamente confrontarci, cioè il francese e lo spagnolo
In pensione dal 2017, il 14 giugno dello stesso anno, presso la Facoltà di Lettere della Sapienza, tenne la sua ultima lezione dal titolo “Insegnare l’italiano nell’università e nella scuola”, da cui è tratta l’immagine di copertina di questo nostro articolo.
Si interessò molto del campo letterario, con ricerche su Carducci, Manzoni e Dante, tra gli altri. Era anche tra i votanti del noto Premio Strega.
Prese parte ad alcune importanti imprese collettive: il “Lexikon der Romanistischen Linguistik” di G. Holtus, M. Metzeltin, Ch. Schmitt, gli “Handbücher zur Sprach- und Kommunikationswissenschaft ” di G. Ernst, M.-D. Gleßgen, Ch. Schmitt, W. Schweickard, la “Storia della letteratura italiana” di Enrico Malato; ha redatto l’aggiornamento su Lingua e dialetti italiani per l’Enciclopedia italiana Treccani (Appendice 2000); ha collaborato ad alcuni noti dizionari dell’italiano contemporaneo: il Dardano (Curcio) e il già citato Devoto-Oli.
Amava dedicare tempo e attenzioni e agli studenti, anche tramite l’Accademia dei Lincei di cui faceva parte. Pochi mesi fa diede consigli ai maturandi su come affrontare la prova scritta di italiano:
L’ultimo traguardo di Serianni, poche settimane fa, fu l’apertura delle prime sale del MUNDI, Museo della lingua italiana a Firenze, del quale dirigeva il comitato scientifico.
Vi lasciamo con questa bella intervista del 2016 realizzata da TV 2000, in cui l’insigne linguista parla di sé, dell’italiano e di quanto padroneggiare bene la propria lingua madre sia essenziale non solo per ogni professione ma soprattutto per sé e per il proprio pensiero.
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Copertina: immagine del 2017 di Roma La Sapienza (licenza CC)
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