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Il Consiglio d’Europa, organizzazione internazionale con sede a Strasburgo che riunisce 46 paesi democratici europei – da non confondersi con il Consiglio dell’Unione europea – ha pubblicato il suo giudizio nei confronti del rispetto delle minoranze linguistiche da parte della Croazia, a tre anni di distanza dalle ultime raccomandazioni in materia.
Riguardo la lingua italiana, parlata sul territorio croato da una minoranza storica autoctona di circa 40.000 persone, il Consiglio ha preso in esame tre punti segnalati al governo croato nel 2019, valutando le risposte di Zagabria in merito.
Rendere disponibile l’istruzione in italiano in altre municipalità dove la lingua è parlata
Il primo punto riguarda la disponibilità di scuole in italiano in città dove, pur non vigendo il bilinguismo ufficiale, la lingua di Dante è parlata, come Zara, in Dalmazia, e Pakrac, nell’entroterra, dove vive una comunità discendente da immigrati trentini in Slavonia occidentale, ai tempi dell’Impero Austroungarico.
Nel 1953 a Zara furono chiuse tutte scuole ed istituzioni italiane. Alcuni zaratini italiani “rimasti“ tentarono ripetutamente di costituire a Zara un circolo italiano di cultura, ma l’iniziativa fu osteggiata dalle autorità locali che non ne permisero la costituzione. La Comunità venne riaperta solo nel 1991, dopo l’indipendenza della Croazia, grazie alla sua democrazia e ad un piccolo gruppo che non ha mai cessato di conservare la propria italianità. Il dovere della Comunità ѐ quello di mantenere viva la lingua e la cultura italiana e contribuire così ad arricchire una città già ricca della sua cultura millenaria. Per fare ciò, è stata istituita la Scuola Italiana dell’infanzia Pinocchio, realizzata grazie all’appoggio e alla disponibilità del Comune di Zara.
In merito a questo punto, la risposta delle autorità croate di aver preso in esame la richiesta di aprire scuole dell’infanzia e primarie con insegnamento dell’italiano secondo il “modello C” a Zara e Pakrac, non è stata giudicata sufficiente. Pur congratulandosi per questi sforzi, il Comitato di Esperti del Consiglio nota che la raccomandazione riguarda l’insegnamento in italiano, cioè secondo il modello A. Invita quindi le autorità a consultare i rappresentanti degli italofoni sull’opportunità di introdurre l’insegnamento dell’italiano a Zara e se l’attuale insegnamento dell’italiano a Pakrac (modello C) possa essere aggiornato all’insegnamento in italiano (modello A). Inoltre, è importante fare in modo che l’insegnamento della lingua italiana sia introdotto a livello prescolastico, primario e secondario nelle due città.
Per chiarire questo tema, ricordiamo che esistono tre modelli di istruzione delle lingue minoritarie a livello primario, secondario e tecnico/professionale: Il modello A prevede che tutte le lezioni si svolgano nella lingua e nella scrittura della minoranza nazionale con l’insegnamento obbligatorio del croato; il modello B è un bilingue in cui le scienze naturali sono insegnate in croato, ma le materie di scienze sociali e quelle relative alla minoranza sono insegnate in classi separate nella lingua e nella scrittura della minoranza; il modello C consiste in un programma di insegnamento da due a cinque ore alla settimana nella lingua della minoranza in aggiunta alle lezioni regolari in croato e copre la lingua e la letteratura della minoranza nazionale, geografia, storia, musica e arte.
Passando al secondo punto evidenziato dal Consiglio, troviamo il tema dell’informazione radiotelevisiva.
Introdurre la trasmissione di un programma televisivo in italiano su base regolare e di
durata sufficientemente lunga
Questa raccomandazione semplicemente non è stata seguita, perché sulla televisione pubblica croata non esiste ad oggi alcun programma in italiano, a differenza della vicina Slovenia che su TV e Radio Capodistria ospita trasmissioni italofone. In Croazia l’unica emittente a trasmettere anche in lingua italiana è privata. Si tratta di Nova TV, di cui avevamo parlato sulle nostre pagine.
Anche in questo caso dunque il Consiglio invita la Croazia a prendere provvedimenti urgenti per adeguarsi alla richiesta.
La terza raccomandazione è l’unica ad essere stata applicata in modo sufficiente, a parere del Consiglio.
Accelerare la traduzione dei libri di testo in italiano
Qui il governo croato ha aumentato i fondi e le risorse dedicate alla traduzione di libri di testo per l’istruzione nelle
lingue minoritarie. Il Ministero della Scienza e dell’Educazione ha continuamente aumentato i finanziamenti
e ha fornito un supporto professionale continuo agli editori delle minoranze, che sono responsabili della produzione
e della traduzione di tali libri di testo.
I rappresentanti della minoranza italiana nel paese. l’Unione italiana, hanno dichiarato che la disponibilità dei testi non è più un problema e dunque il Consiglio considera questa raccomandazione soddisfatta.
La realtà è che il bilinguismo in Croazia si applica a macchia di leopardo, in modo fortemente disomogeneo. Questa disparità dipende dalla consistenza e dalla concentrazione dei “rimasti” dopo il grande esodo. Più le comunità sono folte e soprattutto coese e più il livello di bilinguismo è avanzato. È chiaramente un fatto di peso, non soltanto storico, ma anche politico. Questo perché la costituzione croata demanda molto spesso agli enti locali la disciplina della materia. “Il governo centrale non può scavalcare le autonomie locali”, spiega Furio Radin, deputato della comunità degli italiani dell’Istria e di Fiume al parlamento di Zagabria. “Il bilinguismo si applica per legge laddove almeno il 30% della popolazione si è dichiarata italiana al censimento, un’eventualità che riguarda pochissime città, in tutti gli altri casi dipende dalla sensibilità politica delle amministrazioni locali che lo possono introdurre mediante statuto”.
Speriamo che la spinta dall’alto del Consiglio d’Europa, unita a quella dal basso delle Comunità degli Italiani sul territorio, possa sortire effetti e far progredire l’uso, la conoscenza e il riconoscimento giuridico dell’italiano in tutto il Paese.
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