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La proposta di legge 337 del senatore Menia, che propone l’inserimento dell’italiano quale lingua ufficiale della Repubblica nell’articolo 12 della Costituzione italiana, sarà all’ordine del giorno della commissione Affari costituzionali del Senato, a partire dalle 15:30 di martedì 13 giugno. Originariamente prevista il 6, la discussione è poi slittata al martedì successivo.
Il partito di maggioranza, presieduto dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, non ha mai nascosto di voler iscrivere l’italiano in Costituzione. Ha fatto diversi tentativi, l’ultimo in occasione del Dantedì del 2021. Senza successo. Ma ora Meloni e i suoi sono maggioranza, e i numeri potrebbero esserci. Ed è proprio un esponente di questo partito, Fratelli d’Italia, il senatore Roberto Menia, ad aver presentato il 27 dicembre 2022 un disegno di legge (il nr. 337) che propone di aggiungere in fondo all’articolo 12 della Carta, che oggi recita “La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”, il seguente comma:
L’italiano è la lingua ufficiale dello Stato.
Tutti i cittadini hanno il dovere di conoscerlo e il diritto di usarlo.
Due frasi chiaramente ispirate al modello della Spagna, che abbiamo citato più sopra. La formula è interessante, perché non si limita a dire che l’italiano è la lingua ufficiale – fatto simbolico forte ma dal punto di vista legislativo, come abbiamo detto, già sancito da altre leggi – ma afferma il dovere dei cittadini di conoscerlo e soprattutto il loro diritto di usarlo.
Anche la famosa legge Toubon francese, madre di una più ampia politica linguistica, viene vista in patria non come uno strumento “anti-inglese” (etichetta frettolosamente appiccicata dalla stampa e dall’opinione pubblica italiana), ma proprio come uno strumento che sancisce un “diritto al francese” da parte dei cittadini.
Mentre la proposta Rampelli su una più complessiva politica linguistica ha suscitato molte polemiche, sull’inserimento della lingua in Costituzione sembra esserci più consenso. Staremo dunque a vedere l’esito di questa prima discussione in Commissione. Potrà essere una prima cartina di tornasole per ipotizzare quanto complesso e lungo potrà essere il cammino di questa proposta nelle aule del Parlamento. Premesso che ogni modifica costituzionale ha di per sé un cammino non breve da affrontare prima di potersi concretizzare.
Vi terremo aggiornati.
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