Scarface, Straight Shooter e The Nameless One: l’italianista Michael Moore riporta “I promessi Sposi” negli Stati Uniti

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Da quel ramo del Lago di Como agli Stati Uniti. Sta per uscire in libreria la nuova traduzione americana dell’italianista Michael Moore che ha già fatto conoscere ai connazionali i libri di Calvino, Moravia e Primo Levi. La reinterpretazione di alcuni personaggi del romanzo è davvero interessante. Lo Sfregiato, uno dei “bravi” di Don Rodrigo, diventa Scarface nella nuova versione del romanzo di Alessandro Manzoni, proprio come il gangster interpretato da Al Pacino nell’omonimo film di Brian de Palma, mentre Tira-dritto, un altro degli sgherri al soldo del signorotto del lecchese che si oppone alle nozze tra Renzo e Lucia, prende il nomignolo di Straight Shooter e l’Innominato, personaggio ispirato a Francesco Bernardino Visconti, si nasconde dietro il soprannome di The Nameless One.

«Una doppia prova d’amore», è la risposta che il traduttore dà a chi gli chiede chi gliel’abbia fatto fare dieci anni fa di trasportare “The Bethroted” nel ventunesimo secolo: amore verso la lingua italiana che Moore ha studiato all’università e poi vivendo e lavorando in Italia, tra Milano e Como. Moore, che per anni è stato anche interprete della Rappresentanza permanente italiana all’Onu e di vip della cultura italiana di passaggio a New York, è così attaccato a questo concetto che ha incluso nel contratto con la Modern Library di Random House la condizione che la sua versione dei Promessi Sposi, quando uscirà in Gran Bretagna, sia identica a quella che il 13 settembre sarà pubblicata negli Usa.

Il romanzo in Italia si insegna a scuola, ma in America è semisconosciuto. La traduzione «sarà una pietra miliare per la letteratura», ha scritto Jumpha Lahiri nella prefazione al lavoro “da certosino” di Moore che promette di dare a un classico della letteratura italiana il posto che merita accanto ad altri grandi romanzi internazionali dell’Ottocento. “The Bethroted” colma un vuoto importante: «Di Dante esce una traduzione all’anno – osserva Moore – l’ultima di Manzoni risale a 50 anni fa». Come aggiornare dunque un testo dal periodare lungo e complesso, frutto a sua volta di una autotraduzione dell’autore? Servendosi di dizionari per cercare la prima volta che veniva usata ogni parola, Moore ha scelto di «scrivere nell’inglese standard della nostra era più democratica, senza però scivolare in usi troppo contemporanei» per rispettare lo spirito del testo: «A differenza di Walter Scott che usò per “Ivanohe” un inglese arcaico, Manzoni voleva che la sua prosa fosse moderna».

In Italia intanto il romanzo di Renzo e Lucia tornerà l’anno prossimo per la terza volta in tv, dopo le versioni del 1967 di Sandro Bolchi e del 1987 diretta da Salvatore Nocita con Alberto Sordi nella parte di Don Abbondio accanto a Burt Lancaster, Franco Nero, Danny Quinn e Delphine Forest come Renzo e Lucia. Anche per Moore (autore dei sottotitoli inglesi di film come “Cristo si è fermato a Eboli” di Rosi e “Senso” di Visconti) il romanzo di Manzoni si presta bene a un trattamento cinematografico. Magari con George Clooney? «Mi piacerebbe che almeno lo leggesse», auspica Moore a proposito dell’attore.

(Fonte: Ansa)

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