In Italia le forze dell’ordine sperimentano il Taser. Che però è il marchio di un’azienda

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In alcune città italiane, le forze dell’ordine da ieri hanno in dotazione, in via sperimentale, un’arma non letale che spara impulsi elettrici per immobilizzare la vittima. Si tratta del taser, che altro non è che una pistola elettrica. Un’arma – già in uso in molti Paesi tra cui San Marino – in grado di sparare dei fili elettrificati che colpiscono il soggetto e ne provocano la contrazione dei muscoli, bloccandone temporaneamente la possibilità di movimenti.

 

 

Però la parola Taser, che molti giornali italiani scrivono con la lettera minuscola, è in realtà un nome commerciale. È infatti il marchio con cui l’inventore della pistola elettrica, Jack Cover, immise sul mercato il suo prodotto. L’azienda dai lui fondata si chiamava Taser International, che successivamente cambiò nome.

 



 

La sigla Taser è l’acronimo di Thomas A. Swift’s Electric Rifle, a sua volta ispirato al romanzo d’avventura del 1911 “Tom Swift and His Electric Rifle”, ossia: Tom Swift e il suo fucine elettrico. L’arma inventata dal protagonista della storia, infatti, era in grado di sparare fulmini per abbattere i nemici.

Un’origine molto fantasiosa per una parola che però, forse, è meno chiara di un semplice “pistola elettrica”, chiaro e comprensibile da tutti eppure relegato, dai media che ne fanno uso, a sottotitolo dell’anglicismo.


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