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Il ministro italiano della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha annunciato nuove regole per i bandi che assegneranno il posto di direttore dei più prestigiosi musei italiani. Alcuni incarichi sono in scadenza il prossimo autunno, per la precisione quelle dei direttori di 13 musei che fanno riferimento al ministero della Cultura, quattro di prima fascia, fra cui le Gallerie degli Uffizi. Il cambiamento principale è che nei nuovi bandi in preparazione per quella dozzina di incarichi di alto rilievo sarà prevista una certificazione ufficiale di competenza della lingua italiana come, si immagina, gli attestati Celi o Cils.
Al momento di direttori non italiani ce ne sono una decina, come Eike Schmidt agli Uffizi, Stéphane Verger al Museo nazionale romano, Gabriel Zuchtriegel agli scavi di Pompei, Dominique Meyer sovrintendente alla Scala o Stéphane Lissner al San Carlo di Napoli. Oltre a Schmidt, in scadenza in autunno dopo due mandati ci sono per esempio Sylvain Bellenger al Museo e Real Bosco di Capodimonte e James Bradburne alla Pinacoteca di Brera. La maggior parte di loro parla e scrive un ottimo italiano.
Perché l’italiano, come ogni altra lingua, è una competenza. Dissentiamo da chi sostiene che questa mossa escluda automaticamente i migliori candidati disponibili, oppure i candidati stranieri. L’italiano è una lingua che si può studiare, che è fondamentale studiare per chi si occupa professionalmente di belle arti, per poter accedere a determinati archivi storici di preziosi documenti, e che – soprattutto – come parlanti e come cittadini abbiamo tutto l’interesse che venga studiata.
Ben venga dunque la certificazione di conoscenza di una lingua che, per chi vuole dirigere un museo in Italia, più che utile è indispensabile.
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In copertina foto di Dali da Pixabay
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Un pensiero su “La conoscenza dell’italiano sarà obbligatoria per i candidati direttore dei musei d’Italia”
Ma mi sembra ovvio! Volete dire che prima il requisito di sapere bene l’italiano non c’era?
A parte “leggere i preziosi documenti”, bisogna anche comunicare con tutti quelli con cui si lavora. Sennò dovrebbe essere requisito per il restante degli impiegati conoscere la lingua del direttore? Assurdo!
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