Conferenza di Lugano sull’Ucraina, un’occasione persa per l’italiano

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Ieri e oggi si è tenuta a Lugano la Conferenza internazionale per la ricostruzione dell’Ucraina. Un evento inizialmente progettato prima dell’invasione russa, che si è trasformato in un vertice che vuole mettere le basi per la rinascita del Paese al termine della guerra.

Il presidente della Confederazione elvetica per il 2022 è l’italofono Ignazio Cassis, il quale aveva voluto ospitare questo vertice nella città ticinese anche nell’ottica di portare la Svizzera italiana sotto i riflettori internazionali. Tra le promesse di Cassis c’era anche quella di fare di più per la sua (e nostra) lingua. Un grande evento sarebbe stato l’occasione perfetta per mostrare al mondo che l’italiano in Svizzera c’è e sa essere protagonista.

Purtroppo non è stato così. L’unica lingua utilizzata è stata quella l’inglese, accanto alcuni interventi in ucraino – come quello del presidente Zelensky – opportunamente tradotti in inglese.

Se da un lato è perfettamente comprensibile che in un tale contesto internazionale sia stato scelto l’inglese come lingua franca, dall’altro ci stupisce che le lingue nazionali svizzere, tra cui l’italiano, non abbiano avuto il minimo spazio di visibilità, nemmeno un un cartellone plurilingue di benvenuto.

Pure nel sito internet ufficiale dell’evento trovano spazio solo l’inglese e la lingua ucraina, mentre l’italiano e le altre lingue svizzere sono relegate alla paginetta di spiegazione sul sito del governo.

A volte bastano piccoli gesti concreti, che hanno più potere di tante parole. E una terra come l’Ucraina, lacerata proprio a causa della sua multiculturalità, anche solo un piccolo assaggio di plurilinguismo elvetico avrebbe potuto essere un segnale importante e un ottimo auspicio per un futuro di apertura e tolleranza.

Immagine RSI


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