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Infuriano le polemiche attorno a un tragico fatto di cronaca avvenuto nei giorni scorsi nella provincia di Bolzano, nel nord Italia. Una mamma con la sua bambina di 8 anni stava discendendo una pista a bordo di uno slittino. La corsa è terminata con uno schianto, che ha causato la morte della piccola. La mamma aveva imboccato per errore una pista da sci, una pista “nera”, quindi indicata solo per sciatori molto esperti e proibita agli slittini.
Il divieto di percorrere la pista in slittino era indicata sul cartello che vedete nell’immagine in alto, all’ultima riga: Rodeln verboten. L’indicazione è solo in lingua tedesca. La provincia di Bozano, infatti, è stata annessa all’Italia dall’Austria nel 1918, più del 70% della popolazione è di madrelingua tedesca, e dal 1948 qui vige il bilinguismo ufficiale tedesco-italiano.
Vero è che accanto alla scritta in tedesco si vede un segno di divieto sul disegno di uno slittino, ma è vero anche che per legge tutta la segnaletica deve essere – per lo meno – sia in tedesco che in italiano. Un obbligo spesso disatteso, per negligenza o militanza politica. La traduzione in italiano manca in troppi casi.
Una vicenda che va rispettata per la tragedia umana che coinvolge la famiglia della bambina, ma che non manca di far riflettere sull’importanza di una comunicazione chiara e sul diritto di ciascuno di ricevere, quando previsto e possibile, l’informazione nella propria lingua madre. I cartelli in italiano esistono, per esempio, nel Tirolo austriaco al confine con l’Italia, ma non ci sono – per esempio – in un comune della provincia di Milano, che ha scelto di tenere nel parco giochi pubblico solo il cartello del produttore, scritto tutto in lingua inglese.
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