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No, non c’è alcun errore nel titolo di questo articolo, avete capito bene: gli studenti d’italiano alle scuole medie del cantone di Basilea segnano un +600% rispetto a tre anni fa, passando da un totale di 100 iscritti a quasi 650.
Un aumento impressionante, che ha avuto inizio con la nuova organizzazione oraria cantonale, entrata in vigore nel 2015. Ne abbiamo parlato con Manuele Vanotti, responsabile del settore didattico per le scuole pubbliche di Basilea.
La revisione della griglia oraria è figlia di una precedente grande riforma fatta a livello federale nel 2006, la cosiddetta “armonizzazione”. Prima di quella data, ogni cantone stabiliva autonomamente la durata dei cicli scolastici, che quindi spesso non coincidevano con quelli di altri cantoni. Questo provocava disagi, soprattutto nel caso di trasferimenti all’interno del territorio della Confederazione. Gli alunni si trovavano catapultati in un sistema diverso da quello di origine, con tutte le conseguenze del caso.
L’armonizzazione ha portato a uniformare la lunghezza della scuola dell’obbligo, portandola a 11 anni su tutto il territorio elvetico. Ma ciascun cantone conserva autonomia nella scelta di molte materie d’insegnamento. All’interno del ciclo della scuola secondaria di primo livello, corrispondente grossomodo alla scuola media italiana, gli studenti del 10° e 11° anno devono scegliere almeno due insegnamenti opzionali. Possiamo definire queste materie come “obbligatorie a scelta”. Ovvero, lo studente deve per forza sceglierne alcune, ma è libero di decidere quali.
Con il cambio della griglia oraria decisa tre anni fa, la lingua italiana, in precedenza materia totalmente facoltativa, è ora stata inserita tra queste materie obbligatorie a scelta, accanto – per esempio – al latino. Le vedete, nella griglia qui sotto, in giallo (come dicevamo, si scelgono nel 10° e 11° anno scolastico, SJ):
L’italiano è stato innalzato al livello di materie quali il latino e a quanto pare la decisione ha pagato. Sul totale degli iscritti al 10° e all’11° anno nelle scuole pubbliche del cantone di Basilea Città (circa 2700 alunni), quelli che hanno scelto la lingua di Dante, sono circa 650, contro i 100 prima del cambiamento. Difficile dirne il motivo preciso, spiega Vanotti, ma può essere che il numero di persone di origine italiana sul territorio, unito al fatto che l’italiano sia anche una delle lingue nazionali, abbia giocato un ruolo. In ogni caso il plurilinguismo svizzero crea un ambiente favorevole all’apprendimento di altre lingue ed influenza anche le strategie didattiche, le quali, ad esempio, sfruttano molto il confronto lessicale tra lingue diverse e l’intercomprensione.
Di sicuro ci sono i numeri, che fanno ben sperare per il futuro, e segnano un punto importante a favore della lingua italiana nella Svizzera non italiana. Un tema a cui il governo federale sta da alcuni anni dedicando sempre più attenzione e risorse.
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Articolo di: Giorgio Cantoni
Ringraziamo Diego Erba del Forum per l’italiano in Svizzera e
Manuele Vanotti per le informazioni esaustive e la grande disponibilità
Immagine di copertina: karlheinz klingbeil su Visual Hunt / CC BY-NC-SA
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