Milano-Cortina 2026: una vittoria dell’Italia ma non dell’italiano

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Il Comitato olimpico internazionale ha assegnato l’edizione 2026 delle Olimpiadi invernali alla coppia Milano-Cortina. Una vittoria delle due città italiane e di tutta l’Italia, come hanno sottolineato tutti i politici che si sono espressi sulla notizia. Certamente è vero, ma non si può dire lo stesso della lingua, italiana.

Non tanto perché tutti i discorsi della delegazione italiana sono stati tenuti in inglese, dalle atlete presenti sul palco fino al sindaco di Milano Sala e al presidente del Veneto Zaia, passando per il presidente del Comitato olimpico italiano, Malagò.

 



Non tanto perché nella traduzione simultanea di una importante emittente televisiva italiana l’anno 2026 è stato pronunciato “venti-ventisei”, e neanche per il sito della candidatura olimpica di Milano-Cortina, ospitato sul sito del CONI ma privo di una versione in lingua italiana.

Non tanto per l’hashtag scelto per diffondere e alimentare il sostegno pubblico alla campagna, #WeDreamTogether.

Non tanto perché la Squadra Olimpica italiana ormai si chiama “Italia Team“…

…a differenza delle squadre di altri Paesi…

No, il motivo vero per cui l’italiano ha perso, è che tutto questo è già successo e continua a succedere, tra l’indifferenza generale della maggioranza degli Italiani.

Ecco l’inizio dell’articolo de “La Stampa” che parla dell’argomento:

Di sicuro è un fatto positivo che sul palco abbiano fatto buona impressione delle ragazze giovani e spigliate nell’uso di un’altra lingua, cosa per fortuna oggi normale per molti giovani, ma è possibile che questo sia il motivo principale per cui l’Italia, in un momento economicamente e politicamente complicato, ha ottenuto l’assegnazione dei Giochi Olimpici? Quando c’è di mezzo l’inglese, esso viene sistematicamente proposto dalla stampa italiana come il motivo principale per cui si è raggiunto (o fallito) un obiettivo.

Senza dimenticare che l’italiano non è lingua ufficiale del CIO e che l’inglese è la lingua franca più diffusa nel mondo, non si può tuttavia non notare che ancora una volta in Italia non si arriva a comprendere il legame tra la nostra lingua e l’identità del Paese, dove questa lingua amata in tutto il mondo è nata. Un’identità che un evento come quello olimpico dovrebbe invece vedere rappresentata ed esaltata, anche attraverso la presenza linguistica. Ma ciò che è scontato in gran parte del mondo, evidentemente non lo è in questa Penisola, che per sentirsi più grande riesce invece a rendersi sempre più piccola e marginale. Persino quando vince.

 


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