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Il 21 novembre a Roma si è riunita per la seconda volta la Rete delle Università italiane per il Corno D’africa, iniziativa lanciata dalla Vice Ministra italiana agli Affari Esteri Emanuela del Re lo scorso gennaio. Ne fanno parte, oltre al Ministero degli Affari Esteri e della cooperazione internazionale con le sue direzioni Mondializzazione, Cooperazione allo Sviluppo e Sistema Paese, e l’AICS, più di 30 università italiane, istituti di ricerca scientifica, associazioni ed organizzazioni attive nel Corno d’Africa.
Della Rete fa parte anche l’Università Nazionale Somala, presente all’incontro con il Rettore Mohamed Ahmed Jimale, che ha accolto la proposta della Vice Ministra di prendere in mano le redini del coordinamento della Rete in cooperazione con una università italiana. La riunione è stata aperta dalla Vice Ministra che, dopo aver ringraziato tutti i presenti per aver accettato l’invito con entusiasmo e grande interesse, ha ribadito la necessità di avere una piattaforma operativa che metta insieme tutti gli attori che già operano nel Corno d’Africa nel campo della cooperazione interuniversitaria per evitare che si disperdano le iniziative e le attività italiane nell’area. La Rete avrà sede presso il Ministero che tramite le parole del Direttore Generale della DGMO Mistretta, il Capo Ufficio Africa Occidentale Lobasso, il delegato alla cooperazione universitaria per la DGCS Dejak e la Dr.ssa Francesca delle Vergini, delegata del Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Lorenzo Fioramonti, ha ribadito pieno sostegno a questa iniziativa.
Dopo un breve intervento del Rettore Jimale che ha ricordato il ruolo dell’Italia per l’Università Nazionale Somala – fondata dagli italiani durante il periodo di Amministrazione Fiduciaria – e la necessità di continuare ad essere presente in Somalia, si è aperta la discussione, iniziata con il discorso del presidente dell’Amsi (Associazione medici di origine straniera in Italia, delle comunità del mondo arabo in Italia –Co-mai- e membro del Gdl Salute Globale Fnomceo che fa parte della Rete sin dall’inizio) Foad Aodi, che ha ringraziato la VM Del Re a nome di tutte le associazioni, comunità e diaspore aderenti al movimento Uniti per Unire apprezzando l’iniziativa e tutto quello che sta facendo il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per aiutare i nostri paesi di origine in modo concreto e incisivo, mettendo al servizio delle popolazioni locali competenze.
In particolare, per la Rete dell’Università Italiane per il Corno d’Africa, il presidente Aodi ha appoggiato la proposta della creazione della piattaforma e ha suggerito di concentrarsi su 5 settori e macro aree importanti per la popolazione locale: Università e Scuola (Educazione), Sanità, Occupazione, Economia, Dialogo e Conoscenza interculturale e interreligiosa per intensificare i servizi già disponibili in loco, valorizzare le buone pratiche, organizzare e tenere corsi di alta specializzazione per i medici, promuovere iniziative a favore del dialogo interculturale e interreligioso per una maggiore e proficua cooperazione e rispetto reciproco tra le popolazioni e le civiltà.
La Rete apre prospettive interessanti anche per la lingua italiana, che nel Corno d’Africa è arrivata durante i 60 anni di dominio coloniale italiano tra la fine dell’Ottocento e gli anni ’50 del XX secolo, e che nonostante decenni di lontananza e disinteresse politico, è ancora studiata e abbastanza conosciuta soprattutto nelle aree urbane di Eritrea e Somalia.
In Eritrea, ad Asmara, opera la più grande scuola statale italiana all’estero, che proprio durante la visita della Vice Ministra Del Re lo scorso anno, fu gemellata con la scuola italiana di Addis Abeba, Etiopia. Durante la visita di una delegazione di imprenditori italiani in Eritrea, sempre nel 2018, si annunciò la nascita di una futura Università politecnica del Corno d’Africa.
Se l’Eritrea e l’Etiopia si aprono a una nuova era dopo la firma del trattato che pone fine alla trentennale guerra tra i due Paesi, la Somalia è ancora in una situazione di grande difficoltà. Lo Stato che fu ricostruito una decina di anni fa sta faticosamente cercando di raggiungere il controllo dell’intero territorio nazionale e tenere a bada le minacce terroristiche alla sicurezza. In questo contesto, l’Italia viene ritenuta un partner importante, e così la sua lingua, che nella costituzione provvisoria del 2004 (art. 7) venne indicata come una delle due lingue secondarie co-ufficiali, assieme all’inglese, accanto alle ufficiali somalo e arabo. Nella nuova costituzione del 2012 invece inglese e italiano non vengono più menzionate, ma l’attenzione all’italiano come lingua storica e di tradizione culturale in Somalia resta presente.
L’Università Nazionale Somala poi fu fondata proprio dagli italiani nei primi anni ’60 ed insegnò per molti anni esclusivamente in lingua italiana. Chiusa nel 1991 in seguito alla terribile guerra civile, riapre ufficialmente nel 2014. Le lezioni si svolgono solo in lingua inglese, ma è la stessa università ad annunciare (tramite interviste e tweet) che in futuro l’insegnamento sarà plurilingue e che l’italiano sarà incluso:
Nella nuova sede dell’ateneo di Mogadiscio, la dicitura italiana resta presente, anche se -almeno per ora – solo nel nome e non per tradurre il nome di uffici e facoltà:
Lungi da noi appoggiare le politiche coloniali e neo-coloniali, ma ravvivare e rinforzare un legame linguistico che comunque esiste, potrebbe portare vantaggio reciproco sia all’Italia che ai paesi del Corno, che potrebbero, oltre all’inglese, all’arabo e alla lingua locale, avere nell’italiano un veicolo di rapporto privilegiato con quello che è ancora il loro principale partner commerciale, ottava economia del mondo, molto attivo sul fronte della Cooperazione internazionale e dei programmi di studio internazionali. Un’occasione che, speriamo, verrà colta.
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