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Gli studenti italiani delle scuole medie (secondarie di primo grado) sono più preparati in inglese che in italiano. Su quest’ultima materia si registra un importante calo rispetto al periodo pre-Covid. Peggio fanno gli studenti del Sud e delle Isole rispetto al dato nazionale. Questa la fotografia scattata da Invalsi (acronimo di Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) su una recente rielaborazione dei dati dei risultati dei test svolti nel 2024.
Il 60,1% (-1,4 punti rispetto al 2023) degli allievi di terza media (grado 8) raggiunge per l’italiano un risultato adeguato rispetto ai traguardi previsti a questo punto del percorso scolastico. Si tratta del livello 3, così descritto sul sito Invalsi:
L’allievo/a individua una o più informazioni fornite esplicitamente in una porzione ampia di testo, distinguendole da altre non pertinenti. Ricostruisce il significato di una parte o dell’intero testo ricavando informazioni implicite da elementi testuali (ad esempio punteggiatura o congiunzioni) anche mediante conoscenze ed esperienze personali. Coglie la struttura del testo (ad esempio titoli, capoversi, ripartizioni interne) e la funzione degli elementi che la costituiscono. Conosce e usa parole ed espressioni comuni, anche non legate a situazioni abituali. Conosce e utilizza le forme e le strutture di base della grammatica e la relativa terminologia.
La percentuale di studenti con un livello adeguato in inglese è invece significativamente più alta, 81,9% per l’inglese scritto e il 67,8% per l’ascolto.
Un netto stacco si rileva rispetto ai dati del periodo pre-pandemia, con -5,5 punti in italiano. Si registrano invece + 14 punti in inglese dal 2018 a quest’anno.
Questi risultati sembrano fotografare la situazione della scuola italiana di oggi, dove il miglioramento di competenze in inglese pare essere inversamente proporzionale a quelle in italiano. Le istituzioni politiche e scolastiche non paiono preoccupate dal drammatico calo di conoscenza della propria lingua madre da parte degli studenti, evidentemente senza rendersi conto che questa è uno strumento fondamentale per apprendere e conoscere. Uno strumento che nessuna lingua straniera può sostituire o eguagliare in efficacia, per quanto bene la si padroneggi.
Auspichiamo dunque che tutta la comunità si interroghi seriamente e con urgenza su questi dati, dal mondo politico, ai docenti e dirigenti scolastici, fino ai genitori e agli studenti stessi. La lingua italiana deve essere rimessa al centro della scuola. Ne va del futuro delle studentesse e degli studenti, ancora prima che del Paese.
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In copertina: foto da Pexels
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