Anime: l’ammirazione giapponese per l’Italia e la sua lingua passa per lo schermo

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Il Giappone è uno dei Paesi asiatici che più ama l’Italia. Pur così lontano, ha più o meno le stesse dimensioni della Penisola, ha anch’esso un territorio montuoso circondato dal mare, grandi tradizioni gastronomiche e letterarie, una storia antica e una forte identità culturale.

L’arcipelago nipponico è anche il luogo del continente il cui più si studia la lingua italiana, e la passione per la nostra lingua si traduce in ambiti inaspettati, come quello calcistico, per esempio, ma anche nello studio di canti lirici italiani (poco noti in Italia) fin dalle scuole dell’infanzia.

Oggi però ritroviamo la nostra lingua in uno dei mezzi espressivi più iconici del Paese del Sol Levante: gli anime, i film d’animazione derivati dalla grande scuola fumettistica dei manga.

Il regista nipponico Miyazaki è notoriamente un grande ammiratore dell’Italia, tanto che spesso arricchisce le sue opere con riferimenti e omaggi al Paese. In Porco Rosso, cartone che proprio nel 2022 festeggia i suoi 30 anni, ambientato tra il mare Adriatico e la città di Milano, viene rappresentata un’Italia esotica e ricca di bellezze. Dall’Hotel Adriano, un albergo dove vive in esilio Porco, fino all’isolotto di San Giovanni nel lago Maggiore e ai Navigli milanesi, passando per i famosi stabilimenti dell’areonautica della Caproni, i riferimenti puntuali al Bel Paese sono davvero numerosi. Non a caso, anche gli idrovolanti così usati nel film prendono spunto dalla cultura italiana e sono ispirati a modelli esistenti, tra cui il celebre Macchi M.33, un monoposto degli anni Venti e dalla linea decisamente innovativa per l’epoca. Pure il nome del protagonista Marco Pagot è un omaggio tutt’altro che velato alla famiglia Pagot, grandi animatori italiani con cui Miyazaki collaborò alla produzione italo-giapponese Il fiuto di Sherlock Holmes, uscita nel 1984.

Naturalmente la pellicola è punteggiata da apparizioni di scritte nella nostra lingua che, anche se a volte non proprio corrette, danno un’idea di come l’italiano sia per i giapponesi parte integrante del patrimonio culturale della Penisola (cosa che gli italiani stessi sembrano sovente dimenticare).

 

Ma Porco Rosso non è l’unico lavoro di animazione giapponese a rendere omaggio alla lingua italiana. Tra quelli più recenti vogliamo citare la quarta serie di Lupin III, ambientata interamente in Italia e a San Marino e intitolata appunto “L’avventura italiana”.

 

 

Anche qui la lingua di Dante appare di frequente sulle insegne dei negozi, sugli schermi televisivi, sopra le auto della Gendarmeria, della Polizia e dei Carabinieri, all’interno di lettere e bigliettini, o nelle copertine di giornali e riviste.

 

La serie, del 2015, presenta un’Italia in cui la lingua italiana è forse più presente che nella realtà, dove il cosiddetto panorama linguistico delle città ormai vede una presenza sempre più invasiva e totalizzante dell’inglese. Che produce un effetto omologante, di appiattimento, di perdita totale dell’identità del luogo.

La lingua è parte integrante di un Paese e della sua cultura. L’italiano è l’Italia. Non occorre che siano i giapponesi a farlo sapere agli italiani. O almeno, non dovrebbe.

 


Foto: si ringraziano gli autori, Peter Doubt, Giorgio Cantoni, Marco Iosono, Luca Manenti, Antonello Venturino.

Immagini dai cartoni di proprietà dei produttori e dei rispettivi marchi, concessione da Netflix e Amazon Prime Video.

 


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