L’imprenditoria a sostegno della lingua italiana in Istria

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Oggi si celebra in Italia il Giorno del ricordo della tragedia delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, che dopo la fine della Seconda guerra mondiale vide la quasi totalità della Venezia-Giulia assegnata alla Jugoslavia e 300.000 italiani di quelle terre abbandonare le proprie case per non farvi più ritorno. Accanto a questi, i “rimasti”, che scelsero di restare e che hanno consentito così alla lingua e alla cultura italiana – presenti in quei territori da secoli – di rimanere viva e presente, anche se in modo minoritario.

L’Unione italiana – che lo scorso anno ha compiuto i 31 anni dalla fondazione – è l’ente che rappresenta la comunità nazionale italiana (CNI) nelle repubbliche di Slovenia e Croazia, in particolare nei territori storici di insediamento: Istria, Quarnero, Dalmazia. Tra le sue missioni, c’è quella di battersi per la tutela e la diffusione della lingua italiana in questi territori, che insieme ai dialetti (istrioto, istroveneto, fiumano) è parte integrante della cultura locale. Uno degli strumenti giuridici a tutela della nostra lingua è lo statuto del bilinguismo, che la rende co-ufficiale in molti comuni costieri e nella Regione Istriana croata.

Ricordare le vicende degli Italiani nell’Adriatico orientale, nel 2023, ha un significato particolare: da quest’anno la Croazia ha raggiunto la Slovenia nell’area Schengen e nell’eurozona, e dunque l’Istria torna unita sotto una stessa moneta e senza confini politici rigidi. La lingua italiana in qualche modo è un elemento unificante di un’Istria divisa tra Croazia, Slovenia e, con il comune di Muggia, anche Italia.

In questo contesto, Italofonia ha avuto l’opportunità di intervistare Ana Čuić Tanković, che all’interno dell’Unione italiana ha in carico il Settore Imprenditoria. Accanto a lei l’italiana Elvira Cafaro, giovane giunta in Slovenia e Croazia nel 2020 con il servizio civile, nell’ambito del programma “Culture senza confini”.

L’argomento della conversazione è come l’imprenditoria della Comunità italiana in Slovenia e Croazia possa sostenere la presenza e lo sviluppo della nostra lingua e cultura, e rafforzare il bilinguismo, accanto alle leve più tradizionali dell’insegnamento e degli eventi culturali.

 

Dottoressa Tanković, di cosa si occupa il Settore Imprenditoria della UI, di cui è responsabile?

Questo settore è il più giovane tra quelli in cui si articola l’Unione: quello Giovanile, il Politico-Amministrativo, quello della Cultura e Arte, quello preposto ai rapporti con le Comunità del Italiani sul territorio. Il settore dedicato all’imprenditoria nasce quattro anni fa con lo scopo di sostenere i membri della Comunità Nazionale Italiana (CNI) che già sono imprenditori e chi vuole diventarlo. Lo facciamo con diverse iniziative, che mirano da un lato a ispirare e formare lo spirito imprenditoriale fin da giovanissimi, con incontri presso le scuole medie e superiori italiane presenti nei due paesi, dall’altro a garantire finanziamenti, servizi e una formazione continua a chi ha già una sua impresa.

Quali sono le iniziative concrete con cui svolgete questi compiti?

Tra i progetti più ambiziosi ci sono certamente i nostri Incubatori d’impresa. Il primo, l’Incubatore Creativo Istria, è stato inaugurato lo scorso anno a Santa Lucia (Portorose/Pirano), nell’Istria slovena. Un secondo incubatore, più centrato sul settore turistico, aprirà invece a Valle, in Croazia. Il centro sloveno, già attivo, ha visto lo scorso luglio la premiazione della migliore azienda innovativa. Oltre all’UI (partner principale) e la Scuola media “Pietro Coppo” di Isola l’iniziativa vede coinvolti la Comunità autogestita costiera della nazionalità italiana (CAN Costiera) e il Centro di promozione dell’imprenditoria (CPI) – Pirano. Le giovani aziende presenti a Santa Lucia sono quattro startup selezionate per il tramite di un concorso bandito nel settembre del 2021. Queste beneficiano anche di attività mirate di formazione (attività a cura della CAN Costiera) e di tutoraggio (attività a cura del Centro di promozione dell’imprenditoria di Pirano), tutte tenute in lingua italiana. Una delle sei postazioni di lavoro nello spazio polifunzionale comune dell’incubatore è occupata invece da un imprenditore connazionale con un’attività già avviata.

Perché si è sentito il bisogno di un sostegno dedicato agli imprenditori della Comunità italiana?

Per quanto riguarda i giovani, il rischio è che se ne vadano altrove. I giovani vengono naturalmente attratti da zone dei propri Paesi (ma anche di Paesi stranieri) che offrono maggiori opportunità professionali. In un contesto in cui la popolazione cala – in Croazia l’ultimo censimento ha registrato un crollo della popolazione totale e delle persone di etnia italiana ed italofone – dobbiamo creare opportunità nel territorio. 
Per chi invece è imprenditore, si tratta di portare finanziamenti, formazione e anche occasioni di fare rete. Il territorio di insediamento della nostra comunità è frammentato e diviso tra due diverse unità statali, e gli imprenditori spesso non si conoscono tra loro. Può essere invece interessante, per esempio, per un produttore di vino dell’Istria croata, sapere che a Capodistria c’è un grafico della Comunità, che parla italiano, che potrebbe disegnare le etichette delle sue bottiglie. Questo significa anche dare valore alla padronanza della lingua italiana come competenza e valore aggiunto nel mondo del lavoro.

A proposito di valore aggiunto della lingua, quale contributo può dare l’imprenditoria locale alla nostra lingua?

Sicuramente può avere un impatto positivo. Come detto, fare rete tra connazionali italofoni trasforma la lingua in valore aggiunto. E questo valore può essere utile anche verso l’esterno, in particolare nei rapporti con il Friuli Venezia-Giulia e l’Italia più in generale. In quest’ottica sarà uno strumento utilissimo il marchio “Stile italiano”, che lanceremo a breve e che avrà un proprio portale dedicato.

Cosa ci può dire di questo progetto?

L’iniziativa sarà lanciata a brevissimo e non voglio anticipare troppo, ma in buona sostanza “Stile italiano” vuole essere un marchio che sia in grado di raccogliere e promuovere il meglio dell’imprenditoria italiana autoctona dei nostri territori, ma anche di facilitare scambi commerciali con l’Italia, attraendo nuovi investitori italiani. C’è poi la volontà di dare all’UI stessa un nuovo design – da poco abbiamo scelto il nuovo logo grazie a un concorso tra i nostri ragazzi – come pure spingere la promozione di tutta una serie di prodotti che l’Italia esporta sul mercato croato.

La numerosa presenza di turisti italiani nei vostri comuni può essere una risorsa?

Certamente. Probabilmente all’inizio il portale “Stile italiano” sarà una vetrina utile soprattutto per chi opera nel turismo in modo saltuario, fornendo per esempio un’etichetta ai membri della Comunità italiana che come attività secondaria fanno gli affittacamere. Ma in futuro potrà di certo aprirsi anche alle strutture proprietà di italofoni, o al mondo del turismo dentale dall’Italia alla Croazia. Anche in questo caso la garanzia di poter parlare la propria lingua sarà un’attrattiva verso turisti e professionisti italiani e dunque un punto di forza per i nostri Connazionali croati e sloveni. Tutto questo non può che rafforzare il ruolo sociale ed economico della nostra lingua sul territorio di insediamento storico, e più questo ruolo è forte più sarà una leva per rafforzare e far progredire il bilinguismo e le altre tutele. 

 

Dottoressa Tanković, la ringraziamo per la sua disponibilità e per le preziose informazioni, augurandole buon lavoro. Così come ringraziamo Elvira Cafaro, il presidente della Giunta esecutiva della UI, Marin Corva, il presidente della UI Maurizio Tremul, che hanno reso possibile la nostra intervista e che seguono con calore il nostro portale.

Un grande in bocca al lupo a tutti, con i migliori auguri di un grande successo per i nuovi progetti di questo 2023!

 


Foto in copertina di Roni Brmalj per La Voce del Popolo.

 


 

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