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Secondo pontefice americano, dopo l’argentino Bergoglio, e primo statunitense, Robert Francis Prevost parla cinque lingue, tra cui la lingua madre inglese, lo spagnolo che gli viene da un lungo periodo vissuto in Perù e naturalmente l’italiano, lingua della Chiesa cattolica e del Vaticano.
Affacciandosi dalla loggia della Basilica di San Pietro, presentandosi al mondo, il Pontefice ha esordito come da tradizione in italiano, augurando ai fedeli “che la pace sia con voi!”. Durante il suo discorso in italiano, letto da un foglio, si è interrotto un solo momento per passare a un’altra lingua: lo spagnolo, nel quale ha salutato la sua “cara diocesi” peruviana.
Nel più piccolo stato al mondo, capace però ancora di una diplomazia che non ha eguali a livello globale, alternativa a quelle delle grandi potenze, l’italiano è e resta la principale lingua veicolare, per gli alti prelati di ogni continente. Con qualche eccezione, se è vero l’aneddoto del cardinale giapponese che, durante il conclave, avrebbe iniziato ad esprimersi nella propria lingua dato che non conosceva di Dante. Eppure, se volessimo tracciare le competenze richieste al curriculum di un papabile, quella linguistica in italiano sarebbe certamente presente. Del resto il papa è prima di tutto vescovo di Roma.
L’inglese è stato usato nelle letture di una delle prime messe celebrate dal nuovo papa Leone XIV, insieme allo spagnolo, nelle letture. E ancora dal Santo Padre nella frase di esordio del suo incontro con i giornalisti, ironizzando sul fatto che gli applausi all’inizio di un discorso sono scontati ma non lo sono alla fine, per vedere se il pubblico è ancora sveglio.
Il vero banco di prova però saranno i primi viaggi internazionali. Papa Francesco ha fatto un ampio uso dell’italiano nei suoi viaggi all’estero, ricorrendo allo spagnolo nei paesi dell’America latina e negli Stati Uniti, ad eccezione di alcune occasione, come la visita al Congresso di Washington dove ha letto un discorso in inglese. Per il resto, dall’Asia, all’Africa, al mondo islamico, fino alla piccola isola di Corsica, ultimo viaggio a dicembre scorso, il papa argentino ha sempre utilizzato l’italiano. Riuscirà il papa di Chicago a resistere alla tentazione di usare lingua internazionale più usata sul pianeta, la sua prima lingua, che però è anche idioma della superpotenza statunitense e strumento del suo potere economico e culturale?
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Copertina: immagine da wikimedia
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