Un nome inglese per il nuovo colosso italiano delle costruzioni

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Nasce dal “Progetto Italia” di Salini Impregilo, ma quando lo scorso ottobre l’azienda italiana annunciò che con la creazione del nuovo gruppo sarebbe arrivato un nuovo marchio, era facile intuire che questo sarebbe stato un nome inglese.

“Ha un significato molto importante perché non solo deve rappresentare la sintesi del progetto ma deve anche salvaguardare la storia dei brand che lavorano in 50 paesi”, aveva detto l’AD del gruppo, Pietro Salini. E in Italia, oggi, quando si pensa a un nome internazionale non si può far altro che pensare all’inglese.



Come volevasi dimostrare, qualche giorno fa il consiglio di amministrazione dell’azienda ha ufficializzato la proposta del nuovo nome: WeBuild. Una formalità l’approvazione da parte dell’assemblea dei soci. Una nota precisa che il nome scelto «evoca immediatamente la chiarezza della visione dell’azienda, ancorata ad un verbo forte ed immediato come “Build” » mentre “We” «esprime il ruolo fondamentale delle persone e della squadra». Lo esprime, certamente, ma in un’altra lingua.

La proposta di nome segna «una ulteriore tappa nel processo di evoluzione di una realtà sempre più globale e con forte radicamento in Italia» dice ancora l’azienda, mentre il Sole 24 Ore commenta in un suo articolo che “il nome è il risultato di un lungo percorso di analisi sul valore del brand e su benchmark internazionali”. Sarà, ma i principali concorrenti del nuovo gruppo italiano, quinto a livello europeo, si chiamano:

  • Vinci (Francia)
  • ACS -Actividades de Construcción y Servicios (Spagna)
  • Bouygues (Francia)
  • Skanska (Svezia)

Nessuna di queste enormi realtà internazionali ha sentito la necessità di utilizzare l’inglese per farsi riconoscere nel mondo. E così il nome Vinci viene adottato in Francia ma non in Italia, patria del genio dell’ingegneria noto in tutto il mondo. Eppure l’architettura, la progettazione e l’ingegneria italiane hanno grande storia e grande attrattiva internazionale, forse un nome dal suono più italiano lo si poteva cercare.

Ma invece si è preferito esercitarsi con le coniugazioni dei verbi in inglese: I build, You build, WeBuild.

 


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