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Ogni 21 febbraio, a partire dal 2000, si celebra la Giornata Internazionale della Lingua Madre: una data simbolicamente scelta dall’UNESCO per promuovere la preservazione delle migliaia di diversità linguistiche che popolano in nostro pianeta. Il Premio Nobel messicano Octavio Paz una volta disse che “per ogni lingua che si estingue scompare una immagine dell’uomo”. Ciò che rischia di scomparire non è solo la vivace diversità delle singole culture di cui le diverse lingue sono espressione, ma soprattutto la nostra capacità di comprendere e accettare questa diversità.
La scelta della data ricorda le vittime appartenenti al Bengali Language Movement che, in questo stesso giorno, nel 1952, scesero nelle piazze di Dacca per manifestare a favore del riconoscimento del bengalese come lingua ufficiale: quel giorno la polizia pakistana sparò sulla folla, uccidendo decine di studenti.
Studenti che hanno pagato con la vita la richiesta di riconoscimento per la propria lingua madre. Essa non rappresenta solo il legame con le proprie radici e con la propria identità culturale, ma è anche, dal punto di vista dello sviluppo biologico e cognitivo, l’unico strumento attraverso il quale l’essere umano possa imparare a comprendere altre lingue: è attraverso la padronanza dei meccanismi della nostra lingua “nativa” che siamo capaci di impararne altre.
In un mondo dove spesso si tende a confondere lingua veicolare e lingua madre – pensiamo alle pressioni politiche, economiche e mediatiche in favore di un’anglificazione sempre maggiore delle università, delle scuole, dei luoghi di ricerca scientifica, dell’ambiente lavorativo – è importante ricordare che la lingua materna svolge una funzione fondamentale non solo nella trasmissione ma nella creazione del pensiero.
Elaborata negli anni ’30 del XX secolo, la teoria secondo cui le lingue contribuiscono a plasmare il pensiero e influenzano le nostre capacità cognitive, ha trovato nuove prove negli studi degli anni ’70 e in altri più recenti. Su questo tema torneremo più in dettaglio in un articolo dedicato.
Facciamo quindi molta attenzione: privarci di una lingua significa privarci della creatività che essa può portare nel sapere scientifico, tecnologico, filosofico, letterario, a beneficio dell’umanità intera.
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