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Ieri, in occasione della Festa della Repubblica italiana, l’ambasciatore in Argentina, Lucentini, ha ricordato che con oltre un milione di cittadini italiani residenti e quasi la metà della popolazione con origini italiane, questo Paese sudamericano “è di fatto la Nazione più italiana fuori dall’Italia”. Oggi invece in Argentina si celebra la Giornata dell’immigrato italiano.
“L’immigrazione italiana fu maggioritaria in Argentina. All’inizio, l’arrivo è stato discontinuo, con pochi immigrati durante il periodo coloniale, ma a partire dal 1860/70 c’è stata un’ondata importante, soprattutto negli anni ’80, che è stata massiccia, un’enorme immigrazione di contadini che sono arrivati con la promessa di avere terre da coltivare. Questo non accadde in generale perché quando arrivarono, la Conquista del Deserto era già avvenuta, e finirono per rimanere nei centri urbani di Buenos Aires per praticare mestieri che non conoscevano”, ha detto lo storico Felipe Pigna.
“Erano mestieri legati alla terziarizzazione, al commercio, alla vendita ambulante, a qualche tipo di mestiere acquisito. E una grande concentrazione urbana si è generata nei tenements dove sono finiti tutti gli immigrati. Altri arrivarono con un certo capitale e si stabilirono nelle colonie di Santa Fe e Córdoba, la zona dei latticini, soprattutto i piemontesi che si dedicarono all’industria casearia. Ci sono ancora luoghi come Villa María, Río Cuarto, che sono luoghi di molti discendenti piemontesi”, ha aggiunto lo scrittore.
“Dopo, c’è stata un’ondata molto importante nel dopoguerra: sono arrivati molti italiani ed è stata una delle immigrazioni europee che è durata più a lungo. Abbiamo arrivi di immigrati italiani fino agli anni ’60” nel XX secolo, ha spiegato. E ancora: “”Sono venuti in Argentina perché la lingua era più simile all’inglese degli Stati Uniti, che era l’altra opzione che avevano. Molti sono andati negli Stati Uniti e altri sono venuti in Argentina e Brasile perché le lingue erano più vicine”.
Ma anche la lingua è stata influenzata. Lo spagnolo dell’Argentina è stato influenzato dalla lingua italiana, con espressioni diverse dalle varanti diffuse in altre parti del vasto mondo ispanofono. Ma non solo: l’italiano e i suoi vari dialetti sono ancora parlati, e la lingua di Dante in Argentina è la seconda lingua straniera più studiata dopo l’inglese.
Delle 873 offerte di lingua italiana registrate in Argentina, i corsi rappresentano il 51%, la preparazione agli esami internazionali il 20%, le traduzioni il 24% e il resto sono programmi da svolgere all’estero.
Dal punto di vista geografico, l’offerta di lingua italiana è distribuita tra la capitale federale Buenos Aires per il 52%, l’area metropolitana per il 12% e l’interno del Paese per il 36%.
Inoltre la Radio pubblica argentina all’estero trasmette anche in italiano e fa part della Comunità radiotelevisiva italofona. Mentre la Società Dante Alighieri nel 2019, organizzando il suo primo congresso fuori d’Europa, scelse proprio l’Argentina.
Un bacino importante per la nostra lingua, che in Argentina qualcuno ritiene parte del patrimonio culturale del Paese, che andrebbe valorizzata e – perché no – insignita di un riconoscimento ufficiale.
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Copertina: Foto di Matias Cruz da Pixabay | Fonti: Télam – Ansa.it – Becasyempleos.com.ar
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