Che lingua si parla nel Conclave? Il ruolo dell’italiano come lingua veicolare

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Se il latino è la lingua delle formule rituali del conclave e della liturgia, qual è la lingua con cui i cardinali riuniti nella Cappella Sistina proprio in questi giorni si confrontano e parlano tra loro?

Nei giorni scorsi la sala stampa vaticana ha fatto sapere che la lingua ufficiale adottata è l’italiano, ma è probabile che le interazioni e gli scambi di opinioni tra i porporati avvengano nelle lingue a loro più congeniali. In Conclave, infatti, non è prevista la presenza di interpreti o traduttori simultanei e per la traduzione per i cardinali che non parlano o non capiscono l’italiano “ci si affida alla carità cristiana”, ha sottolineato il portavoce della Santa Sede, Matteo Bruni.

Nei giorni scorsi il quotidiano spagnolo El País ha avanzato dei dubbi sulla padronanza dell’italiano di uno dei cardinali considerati più papabili, l’arcivescovo di Marsiglia Jean-Marc Aveline. Nella chiesa romana di cui è titolare (ogni cardinale ne ha una, che gli è assegnata dal papa) ha di recente pronunciato un’omelia in italiano, forse per fugare ogni dubbio. Ma si trattava di un testo scritto, e per chi considera che un papa – anche perché vescovo di Roma – debba comunque parlare un italiano fluido, quell’omelia letta non sembra sia stata una prova sufficiente.

Se il latino è la lingua della liturgia e delle formule rituali e il francese quella scelta dal XVII secolo dalla diplomazia vaticana, l’italiano è quella del lavoro quotidiano e delle conversazioni ordinarie in Vaticano, oltre che del governo centrale della Chiesa e la lingua ufficiale di fatto dello Stato della Città del Vaticano. Definito da alcuni “l’inglese dei preti”, l’italiano svolge appunto anche il ruolo di principale lingua veicolare nella Chiesa, utilizzata fin dalla formazione del clero, nelle Pontificie università che svolgono quasi tutte le lezioni proprio nella lingua di Dante.

Papa Francesco, argentino di origini piemontesi, diede un grande impulso all’uso dell’italiano, usandolo nella quasi totalità dei propri interventi durante i viaggi all’estero, salvo ricorrere all’uso dello spagnolo, del portoghese o in rari casi dell’inglese, dove opportuno. In italiano inoltre sono redatti gli accordi e i trattati stipulati dalla Santa Sede, alcuni di valore elevatissimo, come quello sulla Fratellanza universale.

Attendiamo di vedere un nuovo vescovo di Roma, madrelingua o meno, esprimersi “nella vostra… nella nostra lingua italiana”.

 

 


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