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Papa Francesco, nato Jorge Mario Bergoglio, è stato non solo una guida spirituale ma anche un innovatore linguistico. Durante il suo pontificato, ha introdotto espressioni e neologismi che hanno arricchito la lingua italiana, rendendo il messaggio della Chiesa più accessibile e contemporaneo.
Neologismi e metafore: un linguaggio vicino al popolo
Il pontefice ha coniato termini come “spuzzare”, derivato dal piemontese “spussè”, per descrivere la corruzione come qualcosa che emana un cattivo odore, rendendo tangibile un concetto astratto. Altri neologismi includono “misericordiare”, una traduzione creativa del latino “miserando”, e “nostalgiare”, per esprimere la tendenza a rimpiangere il passato. E ancora, “mafiarsi”, il processo attraverso cui una società, ignorando i poveri e perseguitandoli, li costringe a comportamenti mafiosi o “zizzaniere”, termine per descrivere chi semina discordia all’interno della comunità.
Espressioni come “Chiesa in uscita” e “pastori con l’odore delle pecore” hanno ridefinito l’immagine della Chiesa, enfatizzando la vicinanza ai fedeli e l’impegno missionario.
Francesco ha fatto ricorso a termini assai diffusi per offrire una lettura nuova di taluni fenomeni da lui stigmatizzati. Così è nata “globalizzazione dell’indifferenza“, una formula che ha fatto scuola, per denunciare l’insensibilità verso le sofferenze umane. Ha fatto uso di termini forti e inusuali: ha definito certi atteggiamenti come “terrorismo delle chiacchiere” e ha parlato di “cristiani da salotto“. Ha introdotto il concetto di “cultura dello scarto” per denunciare la tendenza moderna a considerare le persone inutili o ‘di troppo’ come rifiuti, specialmente i poveri, i migranti, gli anziani. Ha denunciato la “mondanità spirituale“, un’ipocrisia religiosa basata sul formalismo. Infine si è fatto paladino di una “ecologia integrale“, ovvero di una visione che lega l’ambiente, l’etica, la giustizia sociale e la pace.
L’italiano come lingua universale della Chiesa
Papa Francesco ha scelto l’italiano come lingua principale per le sue comunicazioni, anche durante i viaggi internazionali. Questa scelta ha rafforzato il ruolo dell’italiano come lingua franca della Chiesa cattolica e ha contribuito alla sua diffusione globale. Le Università Pontificie a Roma, dove l’italiano è la lingua d’insegnamento, attirano studenti da tutto il mondo, promuovendo ulteriormente la lingua italiana.
Un linguaggio che ispira cambiamento
L’approccio linguistico di Papa Francesco ha avuto un impatto significativo non solo all’interno della Chiesa ma anche nella società italiana. La sua capacità di utilizzare un linguaggio semplice, diretto e innovativo ha reso i suoi messaggi più comprensibili e ha avvicinato la Chiesa alle persone comuni.
In conclusione, l’eredità linguistica di Papa Francesco dimostra come il linguaggio possa essere uno strumento potente per il cambiamento e la comunicazione efficace. Vedremo di quale madrelingua sarà il prossimo Vescovo di Roma e come deciderà di utilizzare quella che di fatto è la principale lingua veicolare nella Chiesa universale.
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Copertina: foto da rawpixel.com
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