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Il 13 marzo 2013 saliva al soglio pontificio Jorge Bergoglio, con il nome di Francesco. Un papa venuto “quasi dalla fine della mondo”, per usare una sua espressione; dall’Argentina. Ricordiamo su Italofonia i dieci anni del suo pontificato, perché Bergoglio è considerato da più parti uno degli ambasciatori della lingua italiana nel mondo.
Prima di tutto lo è in quanto pontefice. Come tutti i papi, è vescovo di Roma, sovrano della Città del Vaticano, dove la lingua ufficiale di fatto è l’italiano, e capo della Chiesa cattolica, dove l’italiano è lingua veicolare. Scriveva il presidente della Crusca, Marazzini, a un paio di mesi dall’elezione di Bergoglio, che “cambiano i papi ma l’italiano resta“.
Ma lo è anche a livello personale, perché discendente di emigrati italiani (tra le sue prime visite private ci fu quella in Piemonte a una cugina che compiva 90 anni) in Argentina. Un Paese dove l’italiano ricopre ancora oggi un ruolo di rilievo. Nel 2014 il sottosegretario Mario Giro, tra i fautori dei primi Stati generali della lingua italiana, propose l’istituzione di un “albo degli italofoni”, la cui tessera numero 1 fosse consegnata proprio a papa Francesco.
L’italiano è la lingua in cui il Pontefice tiene i suoi discorsi durante l’Angelus a Roma e nei suoi viaggi in giro per il mondo, salvo rare eccezioni.
L’uso dell’italiano, secondo alcuni vaticanisti, è preferito anche perché ci sono aree del mondo – pensiamo ai Paesi arabi – dove l’inglese è percepito principalmente come la lingua degli Stati Uniti, con tutte le conseguenze politiche derivanti. Dunque l’italiano, lingua del vescovo di Roma, il Papa, si rivela uno strumento più neutrale.
Anche nelle conferenze stampa il Pontefice usa questa lingua, comprese quelle in aereo nei viaggi di ritorno dalle sue visite internazionali. L’italiano è anche la lingua del piccolo stato che ospita i Papi, la Città del Vaticano, e di conseguenza viene spesso usato nelle cerimonie di accoglienza:
L’italiano è la lingua in cui è redatto (insieme all’arabo) il Documento sulla Fratellanza umana firmato da Papa Francesco e dal Grande Imam Al-Ahzar nel febbraio 2019 (qui il testo integrale).
Grazie alla sua universalità, la Chiesa cattolica è insomma ritenuta, a buon diritto, il più potente strumento di diffusione della lingua italiana oggi attivo nel mondo. Ancor di più quando a guidarla è un italofono argentino appassionato come Jorge Bergoglio.
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Un pensiero su “10 anni di Papa Francesco, ambasciatore dell’italiano nel mondo”
Verissimo. Ruolo molto importante.
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