Università in inglese: il caso della Finlandia

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L’abolizione progressiva dell’italiano – a favore dell’inglese – come lingua d’insegnamento nelle aule universitarie d’Italia, è tornata alla ribalta nei giorni scorsi sulle pagine del quotidiano Il Foglio, con uno scambio di opinioni che abbiamo ripreso sulle nostre pagine. Nel nostro articolo di commento citavamo il fatto che diversi Paesi del Nord Europa stanno rimettendo in discussione l’uso esteso dell’inglese nelle proprie aule universitarie, mettendo in atto politiche in senso opposto o comunque discutendo una parziale marcia indietro. Oggi vogliamo approfondire un caso concreto, quello della Finlandia.

Secondo l’ultima edizione dello studio sulle politiche linguistiche dell’Istituto per le lingue della Finlandia (Kotus), l’uso dell’inglese negli ultimi anni è aumentato negli istituti di alta formazione del Paese. L’analisi prende in considerazione i fenomeni di politica linguistica relativi al finlandese, allo svedese (seconda lingua ufficiale e diffuso soprattutto sulle coste) alle lingue sámi, alla lingua dei segni finlandese e finno-svedese e alla lingua romaní. La pubblicazione, redatta dal coordinatore delle politiche linguistiche di Kotus, Matti Räsänen, si basa su materiale elettronico pubblicato in rete nel 2023, tra cui notizie, bollettini e vari testi della pubblica amministrazione.

Più della metà della sezione dello studio sulla lingua finlandese è dedicata all’uso crescente dell’inglese, in particolare nell’istruzione. Il rapporto, pubblicato qualche giorno fa e basato appunto sui dati del 2023, rivela che in quell’anno quasi il 90% delle tesi di dottorato e il 40% delle tesi di master in Finlandia sono state scritte in inglese. Il dato appare in contrasto con i risultati di un sondaggio condotto quello stesso anno su quasi 2.000 studenti universitari: il 38% degli intervistati di lingua finlandese e il 74% di quelli di lingua svedese hanno dichiarato di volere più corsi nella loro lingua madre. Più dell’80% degli intervistati ha dichiarato di voler completare il proprio programma nella propria lingua, se possibile. Circa la metà degli intervistati ha dichiarato che preferirebbe scrivere la propria tesi in finlandese o svedese piuttosto che in inglese.

Lo studio ha anche messo a confronto i diversi atenei, rivelando che che la Aalto di Espoo è l’università più anglofona della Finlandia. Quasi tutti i suoi programmi di master sono in inglese ormai dal 2013. Nel 2023, l’Ufficio del Cancelliere della Giustizia ha emesso una decisione su un terzo reclamo presentato in merito alle politiche linguistiche dell’Università Aalto. Alcuni studenti due anni prima avevano presentato un reclamo dove sostenevano che l’inglese aveva praticamente soppiantato il finlandese come lingua di studio. Questa situazione ha sollevato anche una questione legale: l’uso predominante dell’inglese nelle università è stato giudicato, da un’inchiesta governativa, in violazione delle leggi finlandesi che garantiscono il diritto all’istruzione nelle lingue ufficiali del paese.L’università si è quindi impegnata ad aumentare l’offerta in finlandese e in svedese, la seconda lingua ufficiale del Paese e lingua madre di circa il 5,5% della popolazione finlandese. L’ateneo alla fine del 2023 ha annunciato l’adozione di nuove linee guida linguistiche per rafforzare l’uso del finlandese e dello svedese nei corsi, in risposta alle critiche sulla predominanza dell’inglese. Tra il 2025 e il 2026, i corsi fondamentali e obbligatori nei programmi in finlandese saranno tenuti in questa lingua, con opzioni in svedese per tecnologia e arte. Le tesi dei programmi in finlandese e svedese dovranno essere scritte nelle rispettive lingue, mentre quelle in inglese seguiranno lo stesso criterio. La decisione nasce, come detto, da un reclamo del 2021 che denunciava l’insufficiente disponibilità di corsi in finlandese, soprattutto in economia e tecnologia. Attualmente, solo il 5-10% dei corsi di master in questi settori è offerto in finlandese. L’università comunque riconosce e continua a sostenere l’importanza dell’inglese per la competizione internazionale, sottolineando l’impegno a bilanciare insegnamento in lingua straniera e rispetto delle lingue nazionali.

Nonostante le preoccupazioni diffuse, naturalmente c’è anche chi ritiene che l’uso crescente dell’inglese non rappresenti una minaccia immediata per la lingua finlandese. Secondo queste voci, sebbene l’inglese stia diventando sempre più prevalente, il finlandese continuerà a rimanere una lingua vitale nel paese, grazie a un forte impegno per l’educazione e la conservazione della lingua a livello nazionale.

Nel frattempo però, la conoscenza dello svedese nelle scuole di lingua finlandese sta diminuendo. Lo dice un rapporto del 2023 del Centro di valutazione dell’istruzione finlandese sulla conoscenza dello svedese B1 al termine dell’istruzione di base. Secondo il rapporto, la competenza linguistica svedese degli studenti che hanno completato l’istruzione di base è insufficiente per gli studi secondari superiori. Le competenze in svedese degli studenti del nono anno corrispondono a un voto scolastico di 6 (su una scala da 1 a 10), mentre due terzi hanno ricevuto un voto massimo di 5 nelle competenze di scrittura.

Questo ci rimanda ai recenti risultati delle prove INVALSI e delle valutazioni dell’OCSE sui giovani e sugli adulti italiani. Questi studi indicano che l’analfabetismo funzionale in Italia è in aumento, e che le competenze in inglese degli studenti italiani sono ormai mediamente superiori alle loro competenze nella propria lingua madre, l’italiano.

Nella Penisola però la qualità del dibattito su questi argomenti è ancora molto bassa e non si riesce a ragionare razionalmente sulle conseguenze di quella che è di fatto un’eliminazione volontaria della propria lingua dall’alta formazione. Conseguenze in termini di competenze nella lingua madre, diritto allo studio, attrattività e competitività, che si manifestano già in Paesi come appunto la Finlandia ma anche i Paesi Bassi e in parte la Germania, e che a quelle latitudini generano dibattiti e le prime decisioni politiche. Come al solito auspichiamo che anche l’Italia finalmente rifletta seriamente su questo tema. Senza dogmi, faziosità né complessi.

Fonti: YLE.fi qui, qui, qui e quiHelsinki TimesKotus.fi
Copertina: immagine generata dalla IA di Freepik

 

 


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