Le Olimpiadi di Parigi occasione per promuovere il francese. E l’italiano? Italia Team

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Per i Giochi Olimpici appena conclusisi a Parigi, la Francia si era prefissata il compito di promuovere la propria lingua nel campo dello sport e di trovare dei sostituti agli anglicismi delle nuove discipline.

Il francese, del resto, è una lingua intrinsecamente legata ai Giochi, riportati in vita dal barone francese De Coubertin nel 1896. Lingua co-ufficiale del CIO, viene usata nelle presentazioni e nelle premiazioni in tutte le edizioni delle Olimpiadi, ovunque esse si tengano. Nella scherma, inoltre, è la lingua usata dagli arbitri per comunicare con gli atleti:  «En garde. Êtes-vous prêts? Allez!».

Nelle altre discipline è oggi l’inglese a essere usato nella comunicazione tra arbitri e con gli atleti. Ma un evento del genere ha comunque una portata tale da poter essere usato come piattaforma per far evolvere e promuovere la propria lingue, se si ha la sensibilità e la lungimiranza per farlo. E ai francesi non mancano. Due mesi e mezzo prima dei Giochi, l’Assemblea nazionale francese ha adottato una risoluzione che invita organizzatori, partecipanti, visitatori e giornalisti a «usare il più possibile la lingua francese».

Daniel Zielinski, delegato ministeriale per il mondo francofono al Ministero dello Sport e dei Giochi Olimpici, ha coordinato il comitato che collabora con l’Académie française per proporre nuovi termini laddove manchino: all’AFP ha spiegato che i linguisti stanno lavorando «con le loro controparti in Québec e in Belgio» per trovare termini francofoni adeguati. Per le Olimpiadi, il comitato si è concentrato su quattro sport che hanno fatto la loro apparizione: breaking, surf, skateboard e arrampicata. «Parlez-vous surf?» si legge sulle brochure, e «rouleau de cap» sostituisce il «point break».  «Planche à roulettes» invece di «skateboard», «figure» invece di «trick». In vista dei Giochi del 2028, confida Daniel Zielinski, «stiamo lavorando sul vocabolario di sport come il baseball, il softball e il flag football», tutte discipline tipicamente americane che si vedranno a Los Angeles. Molti termini non vengono usati dal grande pubblico, dato che il corrispettivo inglese è ormai in uso da decenni. Ma non è questo il punto. In francese le parole esistono, l’alternativa c’è sempre .

In italiano non è così. Anzi.

Ormai dal 2016 l’Italia non ha più una squadra olimpica, ma un team. Non Team Italy e neanche Team Italia ma Italia Team. Non inglese ma itanglese. Lo schema che portò a questa scelta è ormai un classico nella Penisola. In Italia si è ormai incapaci di concepire l’italiano come qualcosa in grado di esprimere il mondo e di esprimersi nel mondo, fuori dai confini nazionali (e spesso anche dentro). E dunque non ci si può presentare in un contesto internazionale con una squadra olimpica, ma ci vuole un olympic team:

E da lì all’Italia Team il passo è stato brevissimo.

Siamo gli unici a farlo? Non lo siamo, ma come sempre è interessante guardarci un po’ intorno per capirne di più. Intanto premettiamo che non c’è alcuna esigenza reale di creare un nome (o meglio dire un marchio, anzi un brand) per la squadra olimpica. L’Italia ha sempre gareggiato sfoggiando lo scudetto tricolore sormontato dalla scritta Italia e dai cerchi olimpici e ciò risultava piuttosto chiaro. Così continuano a fare la maggior parte dei Paesi. Alcuni invece hanno intrapreso un percorso più “commerciale” per creare un’identità attorno alla squadra, in alcuni casi facendo ricorso all’inglese. Per esempio è il caso dell’Ungheria, che ha coniato il nome Magyarock, che unisce la parola magyarok (“ungheresi”, al plurale) con rock, inglese. We are Magyarock, we rock!, che potremmo tradurre liberamente con “Siamo ungheresi, spacchiamo!”. C’è poi la situazione di piccoli paesi plurilingui, come il Belgio, che sceglie Team Belgium (mettendo le parole nell’ordine giusto) come unione di un Paese profondamente diviso tra componente francofona e fiamminga.

Certo, non è l’unico approccio, dato che il Canada bilingue sceglie il doppio nome Team Canada / Équipe Canada e cerca di rendere tutti i contenuti multimediali il più possibile accessibili sia in inglese che in francese. I siti in rete sono due distinti: olympic.ca per l’inglese e olympique.ca per il francese (dove non viene richiesto di accettare i cookie ma i témoins de connexion).

Il simbolo sulle divise, semplicemente la foglia d’acero con i cerchi olimpici, universale e chiara. Come lo ero lo scudetto italiano, prima di sentire il bisogno impellente di scriverci sopra in inglese.

Non serve neanche dire che in Francia c’è l’équipe olympique de France, non il France Team.

Lo stesso fanno i Paesi di lingua spagnola e di altre lingue neolatine.

Noi invece abbiamo un Team. e questo termine si è sentito sempre di più anche durante le telecronache di Parigi 2024 (o venti-ventiquattro) al posto di Squadra. Perché gli anglicismi non stanno fermi, non sono relegati agli ambiti specialistici in cui entrano inizialmente. Se è stato l’ambito lavorativo a non vedere più squadre di lavoro ma team, ora la parola inglese è arrivata in ambito sportivo. Non arricchisce, ma cancella e sostituisce, trasformando la nostra lingua in un ibrido anglolatino sempre più imbarazzante e sottraendo ambiti fondamentali d’uso all’italiano (sempre più escluso, per esempio, dalle università italiane).

Non osiamo immaginare cosa accadrà nelle Olimpiadi invernali 2026, ospitate in Italia a Milano e Cortina. Per ora le scritte che campeggiano sui palazzi delle due Regioni coinvolte sono solo in inglese. Ma due anni di tempo ci danno qualche speranza: che il CONI e il governo che a parole dice di avere tanto a cuore la nostra lingua possano riuscire a ridare finalmente all’Italia una Squadra olimpica?


Copertina: immagine da Pixabay

 


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Un pensiero su “Le Olimpiadi di Parigi occasione per promuovere il francese. E l’italiano? Italia Team

  1. Io non confido in questo governo di globalisti che promuove l’ Itainglese a partire dal Presidente del Consiglio.

I commenti sono chiusi.