Condividi questo articolo:
Il greco è una delle lingue rimaste più simili a se stesse: parlata nel suo territorio da oltre 40 secoli, ha resistito alle vicende della storia fornendo a sua volta ad altre lingue la base per creare neologismi nel campo della filosofia, della medicina e di molte altre scienze. Parole come “pandemia”, purtroppo oggi sulla bocca di tutti, sono di chiara origine greca.
La situazione però sta rapidamente cambiando, per ragioni che noi conosciamo bene. Si tratta dell’influenza dell’inglese, che invade la lingua greca con una quantità di termini crudi, non adattati, sempre maggiore. A lanciare l’allarme sul quotidiano inglese The Guardian è il linguista Georgios Babiniotis (Γεώργιος Μπαμπινιώτης), già ministro dell’istruzione, che cita termini ormai entrati senza alternative nel linguaggio comune e in quello istituzionale: lockdown, delivery, click-and-collect…
Vi ricorda qualcosa?
Il caso greco ricorda da vicino quello italiano, dove ormai sono le stesse istituzioni dello Stato a introdurre o adottare anglicismi crudi, come appunto lockdown, cashback, smart working, act, tax, solo per citare i più recenti. In Grecia come in molte città d’Italia i parrucchieri e i barbieri lasciano il posto agli hair stylists e persino le panetterie ad Atene diventano bread factories. “Mi sembra sempre più spesso di sentir parlare una lingua creola”, dice Babiniotis.
Un altro tema molto significativo è quello dell’alfabeto: sempre più giovani scrivono il greco non con il suo alfabeto, conosciuto da tutti se non altro per i simboli donati alla matematica e alle scienza – ma con caratteri latini, senza seguire particolari regole di traslitterazione. Molti ragazzi lo usano per scrivere messaggi sui cellulari, ritenendolo più semplice ed evitando così di dover scrivere i fastidiosi accenti. Ma chiaramente se questo fenomeno prende piede, la lingua si snatura.
La speranza di Babiniotis è che questo lessico anglicizzato, esploso con la pandemia, scompaia con essa. Lo speriamo anche noi. Sempre che le radici del fenomeno, come nel caso italiano, non siano ben più profonde. La discussione sul ruolo dell’inglese rispetto alle altre lingue è globale e siamo felici che se ne discuta apertamente. Non vogliamo inseguire il sogno di una lingua pura, che non può esistere, ma far riflettere sull’importanza di preservare le diversità culturali di cui ciascuna lingua è portatrice.
Questo sito è gestito gratuitamente da volontari che ne sostengono i costi. Aiutaci donando una cifra a tua scelta:
Condividi questo articolo: