Condividi questo articolo:
Oggi è il Black Friday, il giorno che, secondo un’usanza arrivata recentemente dagli Stati Uniti in Europa (e in gran parte del mondo), segna l’inizio del periodo di vendite natalizie con sconti eccezionali.
Il Black Friday si chiama così ovunque?
Si potrebbe facilmente rispondere di sì, dato che l’anglicismo si è diffuso rapidamente e ora è affermato senza alternative anche in Paesi come Francia, Spagna, Brasile, Messico, di solito meno permeabili ai forestierismi crudi. E naturalmente l’Italia, che invece come sappiamo è più che permeabile.
Ma è sempre stato così?
Se torniamo indietro di qualche anno notiamo come, accanto al termine Black Friday ancora poco conosciuto e che suonava strano per via di quel colore nero che faceva pensare a un lutto, alcune aziende introdussero una versione italianizzata un po’ diversa. Come ad esempio il Venerdì Folle o Venerdì Pazzo. Lo vediamo per esempio in un’offerta della compagnia aerea RyanAir del 2015 (immagine in alto) e nella pubblicità di un grande centro commerciale del 2018:
Dopodiché le alternative sono sparite. La gente si è abituata al nuovo termine e accanto al Black Friday sono apparse anche le Black Week e i Black Months, e poi il gemello Cyber Monday e compagnia bella.
L’esperimento del “venerdì folle” però è stato interessante, e tra l’altro ricalca l’unica alternativa radicata e diffusa al Black Friday: il Vendredi Fou del Canada francofono. Ecco la pagina principale del locale sito Amazon mentre scriviamo:
Beh, già che ci siamo, perché non approfittare delle offerte (più o meno folli) disponibili per ogni tipologia di prodotto?
Ecco qualche “consiglio per gli acquisti” da parte nostra:
Partiamo con La lingua italiana e le lingue romanze di fronte agli anglicismi, libro del 2015 frutto di un convegno svoltosi presso l’Accademia della Crusca di Firenze con la collaborazione dell’associazione Coscienza Svizzera e della Società Dante Alighieri. Il volume si caratterizza soprattutto per la prospettiva internazionale: propone un serrato confronto con la situazione di altre lingue romanze, in modo da verificare e giudicare in un quadro europeo la dimensione dell’incontro con l’inglese. Lo trovate in vendita in Rete su IBS, Amazon e altri negozi in linea.
Segnaliamo poi La bella lingua, della scrittrice americana Dianne Hales. Lasciarsi attraversare dalla bellezza di una lingua non significa solo comprendere un testo, ma amare la cultura che esprime. «Quando arrivai in Italia per la prima volta, nel 1983, sapevo dire una sola frase: “Mi scusi, non parlo italiano”.» Inizia così, quasi come un cliché, la storia d’amore di Dianne Hales con il nostro paese. Da allora la giornalista americana ne ha studiato la lingua in ogni modo possibile, ma soprattutto ha vissuto luoghi, conosciuto persone ed esplorato arte, musica, letteratura, cinema, dialetti e stili di vita. Nato per offrire scorci inediti ai viaggiatori curiosi, “La bella lingua” regala un punto di vista non scontato e mai banale anche a chi in Italia è nato e cresciuto. Qui presentiamo l’edizione in traduzione italiana, disponibile su IBS, Amazon e altrove, ma con lo stesso titolo per chi lo volesse si trova anche l’edizione in lingua originale.
È del 2017 il saggio Diciamolo in italiano, di Antonio Zoppetti, che quantifica l’invasione degli anglicismi negli ultimi 30 anni. Numeri alla mano, gli anglicismi sono più che raddoppiati, la loro frequenza d’uso è aumentata e stanno penetrando profondamente nel linguaggio comune. Il rischio di parlare l’itanglese è sempre più concreto, soprattutto perché, stando ai principali dizionari, dal 2000 in poi i neologismi sono per quasi la metà inglesi. La politica è infarcita di tax, jobs act, spending review e di inutili anglicismi che penetrano persino nel linguaggio istituzionale (welfare, privacy, premier) e giuridico (mobbing, stalking) amplificati dai mezzi di comunicazione. Il mondo del lavoro è ormai fatto solo di promoter, sales manager e buyer, quello della formazione di master e di tutor, e tutti i giorni dobbiamo fare i conti con il customer care, gli help center o le limited edition delle offerte promozionali. Il risultato è che, sempre di più, mancano le parole per dirlo in italiano. IBS – Amazon
L’ultimo libro che vi suggeriamo è uscito nel 2015 per la casa editrice Guanda, e si intitola In altre parole. La particolarità di questo testo è essere stato scritto in una lingua straniera. Nel senso che l’autrice, Jhumpa Lahiri, è una scrittrice statunitense di origini indiane, abituata a scrivere in inglese. Dopo essersi innamorata dell’Italia e della sua lingua durante un viaggio a Firenze nel 1994, Jhumpa decide di studiare l’italiano a Boston, dove viveva all’epoca. Ma ciò non le basta, tanto che nel 2011 decide di trasferirsi stabilmente a Roma, col marito e i due figli, proprio per poter essere immersa completamente nella lingua che ama. In altre parole, il primo libro scritto dall’autrice direttamente in italiano, racconta suo rapporto con questa lingua, come fosse una lunga e bella storia d’amore, con i suoi alti e bassi ma con tanta passione e momenti e felici.
Buon Venerdì Folle a tutti, dunque! Buoni acquisti e naturalmente, buona lettura!
Questo sito è gestito gratuitamente da volontari che ne sostengono i costi. Aiutaci donando una cifra a tua scelta:
Condividi questo articolo: